Perché questo progetto

“Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore,” scrive Gianni Rodari ne La Grammatica della fantasia (1974).

Ne siamo convinti anche noi del POE dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera (POE sta per Public Outreach & Education office; insomma: siamo quelli che si occupano di comunicazione della scienza).

E siamo anche convinti che la scienza ci offra molto materiale per giocare, per divertirsi, per rompere gli schemi, per essere creativi, non assiomatici, flessibili. Per ammettere più soluzioni alternative. Per essere, insomma, leggeri. Ne siamo convinti ma… sarà vero? E in che misura?

Questo interrogativo era sospeso a mezz’aria, quando nel corso del nostro ciclo di conferenze per le scuole, abbiamo conosciuto Maria Giaele Infantino. Giaele insegna ed è funzione obiettivo all’“Istituto Scolastico Comprensivo “B. Munari”, un istituto che sorge nel bel mezzo del Quartiere degli Olmi, a Milano. E la pensa esattamente come noi.
Non solo: nell’anno scolastico 2003/04 e poi ancora nell’anno 2004/05, abbiamo potuto iniziare una collaborazione con alcune classi dell’ICS Munari, raccogliendo racconti e disegni degli alunni di prima e terza media. Racconti ispirati da un’immagine scientifica, una suggestione, un’idea. In piena libertà.


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