La macchina del tempo

Quando la terra era ancora ritenuta piatta (per gli uomini fino al 1500), un ragazzo di nome Bababbo (un ragazzino un po’ “scemo” che portava l’apparecchio per i denti in legno) voleva viaggiare nel tempo ed allora comprò una “macchina del tempo” da uno zingaro all’angolo. Questa macchina era una palla di materiali unici sulla terra (ed era l’unica producibile) con all’interno dei bottoni. Lo zingaro gli disse che doveva farsi catapultare dalla cima di una montagna e poi doveva schiacciare il bottone rosso della macchina. Gli raccomandò anche di stare attento, perché quella era l’unica macchina producibile di tutti i tempi.
Bababbo costruì la catapulta e poi si lanciò. Appena ebbe schiacciato il bottone rosso, dal finestrino apparve un paesaggio con immense distese di verde; così schiacciò di nuovo il bottone e vide (sempre dal finestrino) delle città con aerei, auto, grattacieli… Allora premette di nuovo il bottone rosso e si ritrovò sulla Terra del futuro. Infatti, dal finestrino non vedeva altro che grattacieli e piccoli “carri volanti”.
Bababbo premette il bottone verde così che la navicella si potesse fermare e allora atterrare.
Appena atterrato, Bababbo si accorse di essere in cima a un vulcano spento. Fece per scendere; ma una voce risuonò nel cratere, forte e chiara: “Sono nessuno, non mi conosce nessuno, non conosco nessuno, non sono nessuno!”. Allora Bababbo, da stupido che era, ribatté: “Chi sei?”. E la voce, arrabbiata, ripeté: “NON SONO NESSUNO!!! ADESSO MI HAI FATTO ARRABBIARE E AL TUO TEMPO NON TI FARO’ TORNARE!!!”. La macchina del tempo cadde nel cratere e il vulcano “se la mangiò”.
Adesso, per colpa di quello stupido di Bababbo, nel tempo non si può più viaggiare!

Maurizio Bertazzolo