L'INSEDIAMENTO GOLASECCHIANO DI PIANVALLE Astronomia nella Como Preromana di Adriano Gaspani Il sito di Pianvalle e' posto a circa 430 metri di quota sulle pendici orientali del Monte Caprino, una collina che sovrasta la citta' di Como, nell'Italia settentrionale. Il sito e' posto all'interno di un'estesa zona boscosa che fa parte della "Spina Verde" un'estesa area boschiva di grande interesse naturalistico ed archeologico, la quale si estende da Como fino ad oltre il confine svizzero. L'insediamento protostorico di Pianvalle corrisponde ad uno dei primi nuclei abitativi che costituirono la primitiva citta' di Como, il cui sviluppo inizio' in maniera organizzata gia' dalla fine dell'Eta' del Bronzo, cioe' grosso modo nel XI secolo a.C. e continuo' per tutta l'eta del Ferro fino al suo declino avvenuto in corrispondenza delle invasioni dei Galli transalpini, avvenute nel 388 a.C., che segnarono per la Lombardia centro-occidentale la fine della Cultura di Golasecca, alla quale anche l'insediamento di Pianvalle apparteneva. Il sito ebbe comunque un certo sviluppo anche durante il periodo successivo all'invasione gallica rivestendo per lo piu' il ruolo di luogo sacro in cui svolgere cerimonie di culto e deporre offerte votive, che gli archeologi sono stati in grado di ritrovare durante le varie fasi di scavo che si sono susseguite in quel luogo. In epoca tardo celtica il sito di Pianvalle fu definitivamente abbandonato in quanto i Romani preferirono rifondare la citta' di Como proprio in riva al lago denominandola Novum Comum. Il sito di Pianvalle e' attualmente composto da due settori, il primo, lungo 51.5 metri e largo 21.5, comprende un'area posta a 444 metri di altitudine in cui esiste una grande parete di roccia su cui furono tracciati, durante l'eta' del Rame ed anche in periodi cronologici successivi, numerosi petroglifi, tra i quali alcuni a soggetto chiaramente connesso con i fenomeni astronomici. In realta' le rocce presenti nel sito sono quattro di cui la numero 2 e' quella molto piu' grande e ricca di petroglifi. A valle della grande roccia gli archeologi hanno messo in evidenza i resti di alcune costruzioni collocabili cronologicamente al periodo golasecchiano. Le incisioni rupestri furono scoperte nel 1901, mentre le strutture che rappresentavano i quartieri della Como preromana e preinsubre vennero scoperti solamente nel 1968 quando un gruppo di appassionati d'archeologia decise di ripulire l'area dalla vegetazione che la ricopriva interamente. Scavi sistematici vennero eseguiti nel 1971 da F. Rittatore Vonwiller e dal 1976 al 1979 da N. Negroni Catacchio, per conto dell'Universita' degli Studi di Milano in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia e con la Societa' Archeologica Comense. Le incisioni rupestri presenti in questo settore del sito di Pianvalle testimoniano che il luogo era gia' abitualmente frequentato presumibilmente durante nell'Eta' del Rame; epoca a cui sembrerebbe dover far risalire la maggior parte delle raffigurazioni incise sul lato scosceso della grande roccia. Un petroglifo di particolare interesse e' stato rinvenuto su una delle rocce, anch'essa piuttosto scoscesa, ubicata ad oriente della grande roccia, sulla quale fu tracciata in tempi antichi l'immagine di un antropomorfo a con le braccia elevate il quale mostrava una coppia di protuberanze superiori corniformi e un corpo di forma subcircolare attraversato da una lunga linea. La figura non e' piu' visibile in quanto, in passato, essa fu gravemente danneggiata da ignoti, nel tentativo di asportarla abusivamente. La grande roccia presenta l'estesa parte sommitale piana, la quale e' quasi completamente ricoperta da petroglifi in cui sono ben riconoscibili almeno due ruote solari, accompagnate da numerosi insiemi di coppelle incise in modo da essere allineate in maniera straordinariamente ordinata e due raffigurazioni cometiformi allineate in modo che i loro assi presentino un parallelismo che differisce di poco meno di un grado. Il complesso delle incisioni rupestri rilevabili su un settore facente parte della grande roccia suggerisce chiaramente la possibilita' che esso costituisca una sorta di roccia-calendario o quanto meno di un sito in cui gli antichi frequentatori del luogo avessero registato permentemente alcuni fenomeni astronomici che furono visibili dal sito di Pianvalle. La datazione delle incisioni rupestri rimane comunque caratterizzata dal consueto grado di incertezza, ma poiche' si rileva che parte di esse sono poste in corrispondenza di alcuni settori delle rocce che risultano coperti dalle strutture del successivo abitato golasecchiano, esse possono essere considerate anteriori all'Eta' del Ferro. Altre incisioni, principalmente semplici coppelle o coppelle unite da canaletti, sono state rinvenute sulla roccia situata a nord-est di quella grande. In questo caso i petroglifi risultano essere quasi totalmente coperti dalle strutture dell'insediamento, mentre alcune figure cruciformi, che occupano la roccia posta al limite sud-orientale dell'insediamento, sono da collocare con grande probabilita' in epoca storica e potrebbero corrispondere alla nota abitudine di esorcizzare e cristianizzare il luogo che risultava essere ricco di simboli pagani incisi sulla pietra. Nell'area occupata dalla grande roccia ricca di incisioni rupestri, si sviluppo' un insediamento appartenente alla Cultura di Golasecca, la cui fase di maggiore espansione si estese grosso modo dal VI sec. a.C. ai primi decenni del IV a.C., quindi corrisponente ai periodi Golasecca II-III, anche se sono stati rinvenuti anche materiali piu' antichi, tipici del periodo che si estende dal IX secolo al VII secolo a.C., cioe' appartenenti al Golasecca I. Gli scavi hanno permesso di rilevare che l'abitato comprendeva due vasti settori, il primo dei quali e' appoggiato direttamente alla parte a valle della grande roccia istoriata e che con grande probabilita' costituiva il nucleo di un luogo sacro. In questo settore le strutture ivi presenti non sono ben conservate, ma e' stato comunque possibile riconoscere i resti di un muro costituito da pietre di rilevanti dimensioni, un'area di forma rettangolare, la quale forse costituiva il piano di una abitazione nel centro della quale era posto un focolare, una struttura in piccole pietre disposte a ferro di cavallo, tra le quali sono stati reperiti alcuni resti di carboni e scorie di ferro, materiali tipici di una probabile fornace per la fusione del ferro, una piattaforma in ciottoli che ricopriva alcune incisioni rupestri e alcune altre strutture le quali, pero', sono leggibili con minore sicurezza. Nella parte pianeggiante del sito, corrispondente al settore piu' elevato della grande roccia, e' possibile rilevare la presenza di sei buche di circa 20-25 centimetri di diametro e profonde altrettanto, scavate intagliando la roccia, in cui, in antico, furono infissi, dei pali in legno. Cinque delle sei buche presentano una sezione circolare, mentre la sesta presenta una sezione quadrata. La distribuzione delle sei buche, sul terreno, due allineate lungo la direzione che va da nord-ovest a sud-est, nel settore occidentale della rupe e le altre quattro irregolarmente raggruppate nel settore orientale della roccia, lascerebbe supporre che sia improbabile che la loro funzione sia stata quella di sostenere una copertura. La misura dell'entropia della configurazione indica chiaramente un valore molto piu' elevato del limite massimo che grosso modo caratteristico di una struttura regolare atta al sostegno di un impalcato. Appare invece molto piu' probabile che i sei pali siano stati utilizzati quali segnacoli, oppure quali indicatori, atti a definire alcune direzioni importanti. Trattandosi di un luogo sacro e' abbastanza naturale ipotizzare, analogamente a quanto rilevato in altri siti golasecchiani, che le direzioni individuate dalle varie coppie di pali, o per lo meno alcune di esse, potessero essere astronomicamente significative. Le rilevazioni in sito, eseguire da A.Gaspani nel Febbraio e nel Marzo 1999, hanno permesso di mettere in evidenza che le sei buche furono disposte strategicamente in modo da realizzare alcuni interessanti allineamenti astronomicamente significativi e correlati sia con il Sole che con la Luna che con alcune stelle di particolare luminosita'. Prendiamo inizialmente in esame il Sole. Sulla sommita' della grande roccia su cui sono incisi i petroglifi rileviamo due buche di palo (la 5 e la 1), poste nel settore occidentale di essa, le quali sono allineate lungo la direzione verso cui un osservatore locale poteva osservare il tramonto del Sole nel giorno del solstizio d'estate che nel VI secolo cadeva il 29 Giugno (del calendario giuliano), all'orizzonte astronomico locale. Nella direzione opposta avrebbe potuto essere osservata la levata del Sole al solstizio d'inverno, ma i rilievi, che in quella direzione si elevano fino a 451 metri s.l.m., avrebbero potuto anche precludere, l'osservazione diretta del fenomeno. La probabilita' che l'allineamento solare derivi dal puro caso e' pari al 1.7%. La direzione solstiziale invernale, anche se a prima vista sembrerebbe schermata dalle ondulazioni del terreno, non e' comunque da rigettare di primo acchito almeno per due motivi. Il primo e' che tutti i luoghi sacri golasecchiani attualmente noti sono ubicati all'interno dei boschi, quindi con la visuale verso l'orizzonte locale limitata dagli alberi, nonostante cio' si rileva l'esistenza, in quei siti, di segnacoli corrispondenti a direzioni astronomicamente significative, anche se i punti di levata e di tramonto degli oggetti astronomici corrispondenti erano direttamente osservabili con difficolta' da quei luoghi sia a causa della forestazione sia, talvolta, a causa di piccoli rilevi e ondulazioni del terreno. Il secondo motivo e' che e' stata registrata la tendenza degli insediamenti, risalenti alla Cultura di Golasecca, ad essere allungati e allineati secondo una direzione che punta verso il punto di levata del Sole al solstizio d'inverno all'orizzonte fisico locale, indipendentemente dal fatto che tale punto fosse o meno visibile dal luogo in cui l'insediamento era posto. Questo fatto potrebbe suggerire che in qualche modo i Golasecchiani sapevano con buona approssimazione, in qualsiasi luogo si trovassero, dove il Sole solstiziale invernale sarebbe sorto. L'accuratezza media che sperimentalmente e' stata rilevata, nel caso di vari siti, e' dell'ordine di grandezza di qualche grado circa. Dal punto di vista lunare e' possibile rilevare che esistono tre buche di palo (le 1, 2 e 6) le quali sono allineate, con ridottissimo scarto, parallelamente alla direzione lungo la quale era possibile osservare, ad oriente, il sorgere della Luna, nel giorno del lunistizio, in cui essa era posta al punto di stazione estremo inferiore. In questo caso la declinazione della Luna era pari a D=(-e-i) essendo "e" l'angolo di obliquita' dell'eclittica ed "i" l'angolo tra i piani orbitali della Terra e della Luna; numericamente la declinazione era -28.91 gradi. L'angolo "e" rappresenta l'inclinazione dell'asse di rotazione della Terra rispetto al suo piano orbitale. Nella direzione opposta poteva essere osservato il tramonto del nostro satellite naturale nel giorno di lunistizio corripondente pero' al punto di stazione superiore, cioe' quando la Luna era posta ad una declinazione pari a D=(e+i) quindi 28.91 gradi sopra l'equatore celeste. La posizione lunare corrispondente alla declinazione D=(-e-i) doveva essere importante per i frequentatori del luogo sacro di Pianvalle in quanto nel sito e' indicata anche la direzione di tramonto della Luna a quella particolare declinazione. La congiungente i centri delle buche 3 e 2 interseca infatti l'orizzonte astronomico locale, che in quella direzione e' visibile in quanto il sito e' posto sul versante sud-occidentale della collina, in un punto molto prossimo alla posizione di tramonto della Luna al lunistizio estremo inferiore. Queste declinazioni corripondevano rispettivamente alla massima posizione meridionale di levata del nostro satellite all'orizzonte astronomico locale quando la declinazione era D=(-e-i) e a quella massimamente settentrionale quando D=(+e+i). Queste particolari posizioni sono due dei quattro punti estremi raggiungibili dal nostro satellite naturale durante il ciclo di retrogradazione dei nodi della sua orbita. Questo avviene quando la Luna raggiunge, nel cielo, la sua massima o la sua minima declinazione geocentrica, cioe' le estreme distanze angolari apparenti dall'equatore celeste. La massima declinazione raggiungibile in corrispondenza di una determinata epoca e' D=(+e+i) e viene raggiunta al lunistizio superiore, mentre la minima declinazione possibile vale D=(-e-i) ed e' raggiunta nel giorno di lunistizio inferiore. Al tempo in cui il sito di Pianvalle era attivo tale angolo era pari a 23.77 gradi, mentre attualmente esso vale 23.43 gradi, questo significa che durante quell'epoca l'asse della Terra era inclinato di poco piu' di mezzo grado in piu' rispetto ad oggi, quindi la Luna era visibile alla sua massima altezza mezzo grado piu' alta nel cielo e mezzo grado meno alla sua minima altezza rispetto ai giorni nostri. Mezzo grado corrisponde quasi esattamente alla dimensione angolare del disco lunare osservato visualmente nel cielo. La massima declinazione raggiunta dalla Luna era quindi 28.92 gradi sopra l'Equatore Celeste, mentre alla minima declinazione essa era posta 28.92 gradi sotto di esso. La conseguenza immediata e' che i punti estremi settentrionali e meridionali di levata e di tramonto della Luna all'orizzonte astronomico del sito di pianvalle nel VI secolo a.C. erano spostati rispettivamente piu' a nord e a sud di quanto non lo siano ai giorni nostri di un segmento pari grosso modo alla dimensione angolare dello stesso disco lunare. Il nostro satellite ritorna a sorgere e a tramontare negli stessi punti estremi periodicamente ogni 18.6 anni, intervallo che corrisponde ad una rotazione completa della linea dei nodi dell'orbita percorsa dalla Luna intorno alla Terra in senso opposto a quello del moto orbitale. Al fine di comprendere meglio la problematica connessa con l'osservazione della Luna da parte degli antichi e' necessario descrivere, almeno sommariamente, le caratteristiche principali del complicato moto del nostro satellite naturale. La Luna rivoluisce intorno alla terra muovendosi su una orbita ellittica variabile lentamente nel tempo, ad una distanza media di circa 60 volte il raggio del nostro pianeta. La distanza tra la Terra e la Luna aumenta di circa 4.4 cm ogni anno a causa del trasferimento di momento angolare tra la Terra a la Luna come conseguenza dell'attrito mareale tra questi due corpi celesti e la conseguente accelerazione del moto del nostro satellite naturale. Ad esempio, mediamente, durante il periodo in cui era attivo l'insediamento di Pianvalle, la Luna ruotava piu' vicina alla Terra di circa 112 metri. A causa delle leggi della meccanica orbitale, il trasferimento di momento angolare dalla Terra alla Luna causa anche il rallentamento del moto di rotazione della Terra, cioe' la durata del giorno siderale si allunga leggermente durante i secoli e i millenni. Al tempo del massimo sviluppo del sito di Pianvalle, la lunghezza del giorno siderale era di circa 42 millesimi di secondo piu' corta rispetto ai tempi attuali. Le distanze estreme dalla Terra raggiunte dalla Luna durante la sua orbita sono rispettivamente 55.4 volte il raggio medio terrestre, la minima al perigeo e 66.1 volte la massima, all'apogeo. Questo fenomeno e' dovuto alla non circolarita' dell'orbita lunare la cui eccentricita' e' variabile con periodi di 14 mesi e 9 anni. I punti di intersezione tra l'orbita lunare e il piano dell'orbita terrestre sono detti "nodi". Questi due particolari punti si muovono principalmente a causa dell'effetto combinato dell'attrazione gravitazionale del Sole e della Terra sulla Luna ed in misura molto piu' ridotta, a causa dell'effetto perturbativo dovuto agli altri pianeti del Sistema Solare. Il moto dei nodi dell'orbita lunare e' retrogrado cioe' diretto in senso opposto rispetto alla direzione del moto della Luna nella sua orbita. Una rotazione completa dei nodi dell'orbita lunare rispetto alle stelle richiede 18.6 anni solari. Durante una rivoluzione sinodica media completa pari a 29.5306 giorni, cioe' un ciclo completo di fasi lunari, la Luna descrive sulla sfera celeste circa un cerchio inclinato mediamente di 5.15 gradi rispetto al cerchio dell'Eclittica, valore anche questo soggetto a variazione nel tempo. La variazione in questo caso e' di tipo periodico ed ha una ampiezza di 0.15 gradi e un periodo di 173.3 giorni. Questo valore e' la meta' del cosiddetto "Anno delle Eclissi" . *********************************************************************** Tornando al sito di Pianvalle dobbiamo rilevare che la direzione individuata dalle buche 1 e 3 e' anch'essa astronomicamente significativa dal punto di vista lunare, infatti verso oriente, tale direzione intersecava l'orizzonte nel punto di levata della Luna quando la sua declinazione era pari a D=(-e+i), numericamente -18.63 gradi. Nella direzione opposta la stessa direzione punta ad occidente verso il punto di levata della Luna quando la sua declinazione era D=(+e-i), quindi 18.63 gradi. La Luna assume queste declinazioni ogni mese draconitico, ma queste posizioni diventavano estreme una volta ogni 18.6 anni e corrispondono ai punti di stazione intermedi dei punti di levata e di tramonto del nostro satellite naturale. ************************************************************************ A questo punto e' bene mettere in evidenza due fatti interessanti, il primo e' che nel sito di Pianvalle sono codificati allineamenti verso i punti rilevanti relativi a tutte le quattro possibili stazioni lunari lunistiziali, nessuna esclusa. Il secondo fatto e' che la configurazione delle buche rilevata sulla parte piu' elevata della grande roccia del luogo sacro e gli allineamenti che esse erano in grado di definire durante il VI secolo a.C., metteva in grado gli abitanti del luogo, in particolare gli amministratori del culto, di prevedere le eclissi, soprattutto quelle di Luna. Non sappiamo se cio' fu effettivamente fatto, ma la possibilta' esisteva realmente e d'altro canto bisognerebbe spiegare a cosa avrebbe potuto altrimenti servire la conoscenza dei punti lunistiziali lunari agli uomini che vissero e operarono in quel luogo. Anche nel caso delle direzioni lunari si rileva che la visione diretta del sorgere della Luna era preclusa dalla forestazione e dal piccolo rilievo, circa 7 metri piu' elevato del luogo sacro e posto ad oriente di esso. Dalla parte opposta, ad occidente, invece il sito domina la vallata, di conseguenza i tramonti degli astri erano osservabili senza difficolta' praticamente all'orizzonte astronomico locale. In realta' se un osservatore fosse salito sulla sommita' del rilievo posto subito a poche decine di metri ad oriente del luogo sacro e alto 451.2 metri s.l.m, avrebbe potuto osservare direttamente tutti i fenomeni descritti in in questa sede in quanto egli avrebbe potuto spaziare lungo la direzione orientale dell'orizzonte astronomico locale limitato solo per un piccolissimo tratto, ad est, dall'altura di Respau' di Sopra che supera in altitudine il punto di osservazione di soli 9 metri. La probabilita' che gli allineamenti lunari siano derivati da una configurazione completamente casuale delle buche e' poco piu' di 1 su 360 milioni. Il Sole e la Luna non sono gli unici astri interessati dagli allineamenti stabiliti dai pali che furono infissi nella roccia. Nel sito possono essere rilevati anche alcuni allineamenti stellari i quali ebbero per oggetto i punti di levata eliaca di alcune stelle rilevanti per la Cultura di Golasecca, come e' stato possibile mettere in evidenza in altri luoghi soprattutto nelle zone di Golasecca e Sesto Calende, presso Varese. La direzione individuata dai centri delle buche 5 e 1 punta con eccellente approssimazione verso un punto dell'orizzonte locale che era molto prossimo al punto di prima visibilita' delle stelle Antares, la piu' luminosa della costellazione dello Scorpione, e Mira Ceti. La coppia di buche 1 e 3 individua una direzione che era allineata, durante il VI secolo a.C. con il punto di prima visibilita' della stella Rigel, nella costellazione di Orione. Durante il VI secolo a.C. la stella Antares, di magnitudine visuale apparente 1.22, andava in levata eliaca poco prima del sorgere del Sole il giorno 15 Novembre (calendario giuliano) apparendo, secondo i calcoli, a 6.3 gradi sopra l'orizzonte astronomico locale nel momento in cui il Sole era ancora 7.5 gradi sotto l'orizzonte. La stella di seconda grandezza Mira Ceti, andava in levata eliaca poco prima dell'alba del 4 Giugno (giuliano) diventando visibile a 8.7 gradi di altezza rispetto all'orizzonte astronomico locale quando il Sole era ancora 6.3 gradi al di sotto dell'orizzonte. Rigel, di magnitudine 0.34, la stella piu' luminosa della costellazione di Orione, andava in levata eliaca il 8 Luglio (giuliano) apparendo a 6.6 gradi sopra l'orizzonte astronomico locale quando il Sole era ancora a 4 gradi sotto di esso. La visibilita' diretta dei fenomeni eliaci considerati era possibile dalla sommita' del lato orientale del luogo sacro ed in tutti i tre casi la differenza tra l'azimut teorico di prima visibilita' delle stelle e l'azimut della direzione rilevata sul terreno e' decisamente inferiore ad 1 grado. Tenendo conto che gli effetti perturbatori dovuti all'ottica atmosferica che rendono di fatto imprevedibile il punto di prima visibilita' di una stella in levata eliaca al di sotto 1 grado di incertezza in azimut, la concordanza rilevata e' tale che la probabilita' che ciascun allineamento sia risultato casualmente diretto verso il punto di prima visibilita' della relativa stella vale approssimativamente 0.8%, che conduce a calcolare la probabilita' che entrambi gli allineamenti risultino casualmente diretti verso i punti di prima visibilta' delle stelle in oggetto, pari a 1 su oltre 15600, assumendo che chi dispose i pali avesse potuto commettere un errore massimo di 3 gradi che rappresenta il grado di fuzziness derivante dalla dimensione fisica dei pali, ricavata dal diametro delle buche, che presumibilmente definirono gli allineamenti e dalla loro reciproca distanza sul terreno. Il calcolo delle probabilita' non puo' ovviamente tenere conto che le stelle rilevate sono comuni anche ad altri luoghi sacri della cultura di Golasecca rilevati dallo scrivente nel Varesotto, questo fatto tende quindi ad aumentare l'affidabilita' dei risultati ottenuti. Gli allineamenti verso i punti di prima visibilita' di alcune stelle nel giorno della loro levata eliaca non sono gli unici allineamenti di natura stellare presenti nel luogo sacro di Pianvalle. Le buche numero 2, 4 e 6 costituiscono una configurazione che permetteva di stabilire, durante il VI secolo a.C., tre allineamenti astronomicamente significativi. Il primo riguarda le buche 4 e 2 che permettono di stabilire una direzione che taglia l'orizzonte astronomico locale in prossimita' del punto di tramonto delle stelle Vega e Capella. Vega, di magnitudine visuale apparente pari a 0.14, e' la stella piu' luminosa della costellazione della Lyra, mentre Capella, nella costellazione dell'Auriga e' un poco meno luminosa in quanto la sua magnitudine e' pari a 0.21. Entrambe le stelle tramontano in un punto dell'orizzonte che concorda con l'allineamento rilevato sul terreno a meno di 30' d'arco e la probabilita' che la concordanza tra la stella e l'allineamento sia dovuta esclusivamente ad una perversa combinazione di fattori puramente casuali risulta essere inferiore al 1%. La buca 4 individua con la buca 6 una direzione che concorda molto bene ad oriente con il punto di levata delle stelle della Cintura di Orione durante il VI secolo a.C., mentre ad occidente si rileva il tramonto di Hamal, stella di magnitudine 2.23, nella costellazione dell'Ariete e di Procione, nel Cane Minore, la cui magnitudine visuale apparente e' 0.48. I punti di tramonto di entrambe le stelle concordano con l'azimut rilevato per l'allineamento in oggetto a meno di 15' d'arco. La probabilita' che le tre buche in oggetto costituiscano casualmente la configurazione osservata in relazione agli alineamenti astronomicamente significativi messi in evidenza, e' poco meno di 1 su 2 milioni, rendendo quindi fortemente improbabile l'idea di allineamenti dovuti al puro caso. Vega, Hamal, Capella e le stelle della Cintura di Orione compaiono frequentemente quali oggetti celesti verso cui risultano orientati altri siti golasecchiani, perlopiu' recinti funerari risalenti al VII secolo a.C. e presenti nella zona di Golasecca e Sesto Calende, presso Varese. Questi oggetti celesti sembrano quindi essere oggetti noti presso la cultura di Golasecca e la loro osservazione un fatto caratteristico di questa cultura. A questo punto puo' essere utile fare qualche considerazione. Il sito di Pianvalle, in cui e' ubicata la grande roccia istoriata, e' ritenuto un luogo sacro, ma non e' un luogo di sepoltura. I defunti della comunita' di Pianvalle venvano cremati e sepolti piu' a valle, nella localita' detta della "Ca' Morta". Il sito risulta sotto alcuni aspetti analogo alla brughiera del Vigano, presso Somma Lombardo vicino a Varese in cui e' collocato il Sass di Biss e altri monoliti ricchi di incisioni rupestri, oppure al luogo presso Sesto Calende in cui e' collocato l'enorme masso noto con il nome di Sass dla Preja Buja (Sasso di Pietra Scura, in dialetto locale). Denominatore comune in tutti i casi e' l'esistenza di incisioni rupestri risalenti all'eta' del Rame o del Bronzo, il fatto che siano stati utilizzati quali luoghi di culto dai Golasecchiani e che in loco esistano orientazioni astronomicamente significative che hanno per oggetto la Luna ed in particolare le direzioni di levata e di tramonto ai lunistizi, e alcune stelle di rilevante luminosita'. Ma cosa serviva all'uomo golasecchiano sapere dove sorgeva la Luna una volta ogni 18.6 anni? Probabilmente non lo sapremo mai, a meno di ammettere che chi amministrava il culto presso le comunita' golasecchiane avesse interesse relativamente alla previsione, a corta scadenza, delle eclissi, ma anche in questo caso non e' chiaro il motivo di questo interesse. Eppure gli allineamenti ci sono e sono presenti in un numero rilevante di siti risalenti alla cultura di Golasecca. La probabilita' che cio' derivi da motivi casuali e' talmente ridotta da non essere assolutamente significativa. A questo punto possiamo ricostruire in quale maniera gli allineamenti definiti dalle buche in cui furono infissi i segnacoli, specialmente la direzione definita dalle buche 3 e 2 e quella definita dalle tre buche 6, 2 e 1, potessero essere impiegati per la previsione sicura delle eclissi di Luna e con un po' di incertezza, di quelle di Sole. Qualora la Luna si trovi alla massima o minima declinazione possibile sulla sfera celeste e contemporaneamente al primo o all'ultimo quarto allora sette giorni dopo e' possibile il verificarsi di un eclisse di Sole o di Luna. Vediamo cosa poteva capitare a Pianvalle. In un giorno in cui la declinazione della Luna era la massima possibile, quindi pari a D=(+e+i), essa tramontava lungo la direzione occidentale individuata dalle buche 6, 2 e 1 e avrebbe percorso in cielo una traiettoria molto alta, soprattutto nel periodo invernale. La fase lunare poteva essere qualsiasi, ma se per caso la Luna tramontava in quella direzione al primo quarto allora dopo sette giorni il plenilunio sarebbe avvenuto mentre la Luna si trovava al nodo discendente della sua orbita, cioe' esattamente sull'eclittica e con il Sole posto dalla parte opposta rispetto alla Terra, anch'esso ovviamente sull'eclittica, esattamente al nodo ascendente, in questo caso si sarebbe verificata un'eclisse di Luna. Nel caso invece che la Luna fosse tramontata lungo la direzione definita dalle buche 3 e 2 oppure sorta lungo la direzione individuata dalle buche 1, 2, 6 e contemporaneamente la sua fase fosse stata il primo quarto allora il plenilunio sarebbe avvenuto al nodo ascendente, ma il Sole in questo caso era obbligato ad essere posizionato al nodo opposto quindi nuovamente era probabile un'eclisse di Luna sette giorni dopo. In questo caso la declinazione della Luna sarebbe stata D=(-e-i) quindi avrebbe descritto una traiettoria molto bassa nel cielo, soprattutto durante il periodo estivo. Nel caso che la Luna fosse tramontata in corrispondenza della direzione dell'asse definito dalle buche 6, 2, 1, ma alla fase di ultimo quarto allora essa si sarebbe trovata dopo sette giorni al nodo discendente e contemporaneamente alla fase di novilunio. In questo caso il Sole doveva essere posizionato anche lui al nodo discendente dell'orbita lunare quindi erano verificate le condizioni richieste affinche' potesse avvenire un'eclisse di Sole, la quale pero' poteva avvenire, ma non essere visibile al Pianvalle in quanto la Meccanica Celeste ci insegna che al contrario delle eclissi di Luna che sono visibili su tutto l'emisfero del pianeta in cui il nostro satellite e' visibile, quelle di Sole possono essere osservate solamente in corrispondenza di una ristretta fascia lungo la superficie terrestre. L'eclisse di Sole poteva essere prevista sette giorni dopo, con le stesse condizioni di visibilita', anche nel caso che la Luna fosse tramontata lungo la direzione definita dalle buche 3, 2 oppure sorta lungo la direzione definita dalle buche 1, 2, 6, ma alla fase di ultimo quarto. Le eclissi potevano essere previste, utilizzando le direzioni codificate a Pianvalle, pero' non potremo mai sapere se effettivamente questo avvenne veramente e anche ammettendo che fosse avvenuto, quale ne fosse l'utilita' pratica escludendo le ragioni di natura rituale che, allo stato attuale delle richerche, sembrano essere le piu' probabili. Sulla grande roccia di arenaria gonfolitica si rileva anche la presenza di una ruota solare a sette raggi accompagnata lateralmente da una grossa coppella e da 12 piccole coppelle arrangiate su due file formate da 5 e da 7 elementi ciascuna poste sul lato destro della ruota. E' difficile azzardare un'interpretazione del complesso, ma anche in questo caso qualche ipotesi puo' essere articolata. Il complesso potrebbe rappresentare una sorta di calendario in cui la ruota soalare potrebbe rappresentare appunto il Sole e il suo ciclo annuale, la grossa coppella posta in alto a destra potrebbe simboleggiare la Luna e la serie di 12 piccole coppelle potrebbe esprimere il numero di lunazioni che compongono l'anno solare indicato mediante la ruota. E' interessante il fatto che le 12 coppelle siano organizzate su due file parallele di 7 e 5 elementi rispettivamente in quanto questa divisione si adatta bene ad una ripartizione bistagionale dell'anno basata sull'andamento climatico locale durante l'eta' del Rame. E' infatti possibile simulare, al computer, con buona approssimazione, mediante opportuni modelli di paleoclimatologia, quali quello di Berger o il piu' antico Croll-Millankovitch, grosso modo l'andamento climatico in quei luoghi durante l'eta' del Rame, mettendo in evidenza che l'andamento climatico poteva essere ripartito in due stagioni, quella estiva e quella invernale, la cui durata era approssimativamente 5 lunazioni per quanto concerne la stagione estiva e 7 lunazioni per quanto riguarda la stagione invernale. Secondo quest'ipotesi ciascuna delle 5 coppelle che fanno parte della linea piu' corta e posta piu' vicino alla ruota solare potrebbe simboleggiare ciascuna delle 5 lunazioni che costituivano il periodo estivo e piu' caldo, mentre ciascuna delle 7 coppelle che costituiscono la linea piu' lunga e posta piu' lontano rispetto simbolo solare, potrebbero simboleggiare i mesi lunari che facevano parte del periodo invernale, piu' freddo e piu' lungo. Ovviamente queste sono ipotesi, ma il dispositivo poteva essere facilmente usato come una sorta di semplice calendario, ponendo un sassolino entro la coppella della lunazione corrente nella colonna relativa alla stagione in corso e spostandolo di un posto ad ogni lunazione trascorsa. Va rilevato che nelle immediate vicinanze esistono altre doppie colonne di coppelle composte da 8, 12 ,13 e 14 elementi e un raggruppamento di forma circa rettangolare composto da 29 coppelle. Questi numeri risultano essere tutti rilevanti dal punto di vista lunare, infatti 12 e 13 potrebbero riferirsi al numero di lunazioni in un anno solare, 14 potrebbe essere il numero di giorni che trascorrono tra un plenilunio e un novilunio ed tra un novilunio e il successivo plenilunio, 8 potrebbe essere il numero di giorni per passare da una delle fasi lunari principali alla successiva, ad esempio da primo quarto a Luna piena, da Luna piena ad ultimo quarto e cosi' via. Il raggruppamento formato da 29 coppelle potrebbe essere connesso con il numero di giorni che fanno parte del mese sinodico lunare. Ovviamente siamo nel piu' completo campo delle ipotesi e l'obbiettivo e' solo quello di mettere in evidenza l'esistenza di alcune regolarita' numeriche e non di fornire spiegazioni, ma non si puo' mai sapere cosa effettivamente intesero rappresentare gli autori dei petroglifi posti in quel settore della grande roccia di Pianvalle. Va comunque rilevato che accanto a questa concentrazione di coppelle, che e' unica con quella regolarita' su tutto il roccione, e' inciso uno dei due simboli cometiformi che saranno presi in esame tra poco. Sulla grande roccia e' possibile rilevare la presenza di due petroglifi cometiformi composti da una coppella con una larga "coda" triangolare uscente da essa e orientata verso l'alto. I due petroglifi tracciati in settori diversi della grande roccia sono disposti parallelamente l'uno rispetto all'altro. In loro azimut di orientazione e' molto simile essendo 38.7 gradi l'uno e 36.6 l'altro rispetto alla direzione settentrionale del meridiano astronomico locale. La probabilita' che due simboli di quel genere possano essere stati tracciati in quel modo solamente in seguito ad un criterio casuale puo' essere calcolata e risulta essere poco piu' di 1 su 24000. Sembrerebbe quindi proprio da escludere che i due simboli siano stati tracciati solo in seguito ad una vena artistica casuale. La conseguenza e' che e' possibile ipotizzare che i due simboli cometiformi possano essere stati tracciati riferendosi ad un modello reale e direttamente osservabile in cielo, il quale potrebbe essere stato una cometa effettivamente visibile, con la coda posta in alto, nel cielo in direzione nord-est. Le poche informazioni che i due petroglifi ci forniscono permettono di avanzare alcune ipotesi relativamente all'oggetto cometario che potrebbe essere stato osservato nel cielo di Pianvalle in epoca remota. Se la rappresentazione fu abbastanza fedele possiamo ipotizzare che la cometa fosse stata visibile, con la coda orientata verso lo zenith, nel settore nord-orientale del cielo. Questi due fatti pongono subito alcuni limiti che ci permettono di affermare con un certo grado di sicurezza che l'oggetto dovrebbe essere stato visibile prima dell'alba in un orario in cui il Sole non era ancora sorto. L'orientazione della coda ci indica che il Sole dovesse essere posto consistentemente al di sotto della cometa quindi affinche' essa potesse essere stata visibile, l'astro diurno doveva trovarsi ancora svariati gradi sotto l'orizzonte astronomico locale. Il fatto che l'orientazione dei due petroglifi concordi relativamente ad un azimut nordorientale ci spinge ad ipotizzare che anche il Sole dovette sorgere nel settore settentrionale della sua amplitudine ortiva, quindi in un epoca grosso modo vicina alla data del solstizio d'estate. La datazione dei petroglifi ci rimanda all'eta' del Rame, intorno al 2500 a.C., epoca che sembra essere quella a cui collocare cronologicamente il tracciamento dei due simboli cometiformi. Eseguendo alcune simulazioni al computer siamo in grado di fare qualche ragionevole supposizione. Nella direzione corrispondente all'azimut medio di orientazione dei due petroglifi rileviamo che l'orizzonte fisico locale e' elevato di circa 8 gradi rispetto a quello astronomico locale. Supponendo in prima approssimazione che la cometa fosse stata osservata nei giorni vicini al solstizio d'estate, che nel 2500 a.C. avvenne il 15 Luglio, del calendario giuliano, allora possiamo rilevare che quel giorno il Sole, posto nella costellazione del Leone, poco sotto la stella Regolo, raggiunse un azimut pari a quello di orientazione suggerito dai petroglifi, alle 3:00 antimeridiane, quando si trovava ancora 11.2 gradi al di sotto della linea dell'orizzonte astronomico locale. Il punto di levata solstiziale avvenne alle ore 4:29 antimeridiane ad un azimut di 55 gradi rispetto al meridiano astronomico locale. La cometa doveva in questo modo distare almeno 19.2 gradi dal Sole per poter essere osservata a Pianvalle da un osservatore posto in piedi sulla grande roccia e tenendo condo del grado di forestazione essa avrebbe dovuto brillare nel cielo mattutino ad almeno 15-20 gradi di altezza apparente sopra l'orizzonte astronomico locale cioe' 7-12 gradi sopra il limite dell'orizzonte fisico locale del sito, grosso modo tra le costellazioni del Leone Minore e dell'Orsa Maggiore. Ripetendo le simulazioni per il 2000 a.C. e per il 1500 a.C. si rileva che la situazione non varia molto eccezion fatta per le date di solstizio estivo che diventano il 11 Luglio e il 7 Luglio (giuliani) rispettivamente e per la posizione del Sole rispetto alla stella Regolo che in queste ultime epoche venne a trovarsi sotto il Sole solstiziale. Possiamo quindi concludere che per tutta l'eta' del Rame e parte di quella del Bronzo e' possibile calcolare al computer una configurazione realistica in grado di attribuire ai due simboli cometari tracciati sulla grande roccia di Pianvalle un significato tale da essere connesso con una rappresentazione realistica di una cometa effettivamente osservata in cielo durante quel periodo cronologico. Ovviamente non esistono nella letteratura orientale antica registrazioni cosi' antiche, di conseguenza la verifica relativa ad un oggetto effettivamente osservato e registrato ci e' completamente preclusa. Alcune decine di metri piu' valle, verso sud-ovest, lungo il versante della collina e' presente il settore abitativo piu' consistente. Le sue dimensioni lineari sono 35 metri di lunghezza, 25 metri di larghezza nel punto piu' largo e 16 metri nel punto piu' stretto. Il nucleo abitato risulta orientato lungo la direttrice che va da nord-ovest verso sud-est, in linea con la direzione di levata del Sole al solstizio d'inverno e dalla parte opposta, con il punto di tramonto al solstizio d'estate, analogamente ad altri insediamenti golasecchiani. Gli scavi hanno mostrato che il nucleo abitato era composto da due serie di abitazioni a base quadrangolare con fondazioni di muretti a secco, divise da una lunga strada a gradoni accompagnata da un canale probabilmente destinato allo scolo per le acque ed intervallate da strutture di servizio, quali ad esempio i pozzetti in cui venivano accesi i focolari. Nella parte piu' elevata dell'antico abitato si rileva la presenza di un'ampia piattaforma di pietre la quale avrebbe forse potuto fungere da confine tra l'abitato e la soprastante zona sacra. Ai due lati della strada principale, le abitazioni poggiavano sulle due spalle di roccia, che delimitano la piccola valle che accoglie questa parte dell'insediamento. Nei pressi di un'abitazione posta in corrispondenza del settore piu' basso dell'abitato, si rileva la presenza di una roccia sulla quale furono incise alcune coppelle, essa si trova pero' in posizione marginale rispetto alla planimetria dell'abitato; presso questa roccia e' stata rilevata la presenza di una tomba ad incinerazione risalente al II secolo a.C. su cui ritorneremo piu' oltre. Gli scavi condotti in profondita' hanno messo in evidenza che le abitazioni furono oggetto di alcune ristrutturazioni gia' in epoca antica. Infatti gli archeologi sono stati in grado di mettere in evidenza la presenza di tre distinti strati abitativi che si sovrapposero durante il periodo in cui l'abitato fu in sviluppo. L'area fu abbandonata grosso modo agli inizi del IV sec. a.C., rimanendo probabilmente disabitata per qualche tempo, fino alla fine del II secolo a.C., periodo in cui venne anch'essa trasformata in un luogo sacro che funziono' anche per buona parte del I sec. a.C. Il periodo in oggetto e' quello corripondente all'epoca di LaTene, quindi in pieno sviluppo delle popolazioni celtiche locali di stirpe insubre, dopo l'invasione gallica del 388 a.C. In quel luogo vennero deposte almeno due tombe e un numero imprecisato di offerte votive, che sono state riportate in luce, dagli archeologi, nei punti in cui lo scavo delle abitazioni di epoca precedente e' sceso in profondita'. Una tomba e' stata rinvenuta presso una struttura abitativa posta nella parte alta dell'abitato posto a quota piu' bassa. La sepoltura era costituita da una cassetta litica coperta da un tegolone che conteneva numerosi materiali riferibili alla fase D1 del periodo LaTene, ma in essa, pur essendo ad incinerazione, non e' stata rilevata alcuna traccia di ossa carbonizzate, cosa peraltro strana. La cosa degna di interesse e' che la cassetta litica di forma rettangolare era deposta in modo che l'asse maggiore fosse allineato verso il punto di levata del Sole soltiziale estivo all'orizzonte fisico locale, rappresentato dal profilo del paesaggio, elevato circa 11-12 gradi rispetto all'orizzonte astronomico locale, durante il II secolo a.C. In quell'epoca il solstizio estivo avveniva il 26 Giugno del calendario giuliano. La probabilita' che l'orientazione sia casuale e' in questo caso il 5.5%, quindi non proprio ridottissima, ma sufficentemente ridotta per non attribuire alla casualita' l'allineamento rilevato. L'orientazione solare, seppur degna di rilievo non sembra essere il principale evento astronomico correlato con la direzione dell'asse maggiore della cassetta litica. La direzione dell'asse e' correlato molto bene con il punto di prima visibilita' della stella Regolo, nella costellazione del Leone, nel giorno della sua levata eliaca, il 9 Agosto (giuliano) durante il II secolo a.C. Questo fatto risulta essere molto interessante in quanto la tomba e' di eta' lateniana, cioe' celtica a tutti gli effetti e per i Celti la stella Regolo al pari di Sirio andava in levata eliaca nel periodo prescritto per la celebrazione della festa di Lugh, i primi giorni di Agosto. L'esistenza di questa orientazione e' un fatto importante che si correla in maniera precisa con l'etnia di appartenenza della sepoltura in questione. Anche in questo caso la probabilita' che puo' essere associata alla correlazione tra l'allineamento e la levata eliaca di Regolo non e' superiore al 94%, che pero' rappresenta sempre un valore rilevantemente a favore della correlazione rilevata. La seconda tomba tagliava il pavimento superiore di un'abitazione posta nella parte piu bassa del nucleo abitativo e consisteva in una cista litica di forma irregolare, costituita da una grossa pietra e da alcune lastrine di arenaria e di granito disposte intorno ad essa. La sepoltura era posta vicino ad un masso coppellato e mostrava anch'essa, come vedremo, un'orientazione astronomicamente significativa. Il corredo era, in questo caso, abbastanza ricco e permise di riferire cronologicamente anche questa tomba alla fase D1 del periodo lateniano, quindi anche in questo caso si trattava di una tomba celtica ad incinerazione risalente al II secolo a.C. I resti delle ossa cremate, che con molta probabilita' appartennero a due individui adulti, erano deposti in parte all'interno di un piccolo vaso di ceramica e in parte sparse sul terreno del fondo della tomba. L'analisi archeoastronomica ha permesso di mettere in evidenza che l'asse maggiore della cista appoggiata al monolito era diretto con buona approssimazione verso il punto dell'orizzonte orientale in cui poteva essere osservata la levata eliaca della stella Capella, nella costellazione dell'Auriga. La levata eliaca di Capella, che nel II secolo a.C. avveniva il 27 Marzo, era correlata per i Celti lateniani alla festa rituale di Imbolc. Nei pressi della tomba, all'interno di quella che dovette essere stata una struttura abitativa, sono stati rinvenuti numerosi oggetti di epoca tardo LaTene, intenzionalmente deposti, i quali sono stati interpretati dagli archeologi, come offerte votive. Anche in questo caso la probabilita' che la concordanza tra la direzione misurata a Pianvalle e la levata eliaca di Capella sia genuina vale 94%, valore comunque di tutto rispetto. Verso la fine del I secolo a.C., in avanzata fase di romanizzazione, l'area di Pianvalle venne definitivamente abbandonata e perse anche il ruolo di spazio sacro. Lo studio del sito di Pianvalle presenta ancora molte incognite, ma i risultati finora ottenuti permettono di stabilire alcuni punti fondamentali sulla cui sicurezza non doverebbero esserci dubbi. In primo luogo possiamo affermare con un notevole grado si affidabilita' che il sito di Pianvalle abbia costituito un nucleo abitativo ben caratterizzato appartenente al "Comum Oppidum" citato da Tito Livio (XXX, 36, 9), che fu fiorente in periodo di tempo che si stese grosso modo tra i secoli V a.C. e I a.C. L'ultima fase dello sviluppo dell'insediamento, che corrispose alla fine del II sec. a.C. rivela l'avvenuta trasformazione di un settore del sito da insediamento abitativo ad area sacra, destinata al culto di qualche divinita' e alla deposizione di tombe. Gli archeologi sono ormai certi che l'abitato protostorico era formato da una serie di nuclei abitativi e da abitazioni isolate, intervallate da aree verdi, forse terreni comuni destinati al pascolo del bestiame oppure ad orti e stalle, di cui quelli analizzati in questa sede costituiscono due di essi. In questo contesto i rinvenimenti di Pianvalle hanno rivelato che non tutti i settori abitati sono contemporanei, ma alcuni furono edificati in epoche piu' antiche e perdurarono piu' a lungo, sempre ovviamente nell'ambito della parte finale dell'eta' del Bronzo e per gran parte dell'eta' del Ferro. L'abitato di Pianvalle era costituito da un certo numero di abitazioni omogenee tra loro e con funzioni diversificate e da alcune strutture di uso comune quali i pozzi e la strada che attraversa longitudinalmente tutto l'abitato, la quale risulta ben orientata verso la direzione della levata solare solstiziale invernale; in parole povere un quartiere ben organizzato L'analisi della struttura dell'abitato ha messo in evidenza che la scelta del sito, compreso tra due spalle di roccia, chiuso a monte e a valle, la simmetria degli spazi abitativi e l'orientazione astronomicamente significativa indicano chiaramente l'esistenza in epoca protostorica di un impianto urbanistico accuratamente programmato mediante una serie di interventi coordinati e non uno sviluppo casuale lasciato alla spontanea iniziativa dei singoli abitanti. Il Comum Oppidum va considerato un centro dinamico, risultante dalla somma di numerosi nuclei abitativi distribuiti nel territorio, di cui Pianvalle rappresenta uno di essi, ma non necessariamente contigui e sviluppati contemporaneamente. Gli scavi eseguiti a Pianvalle rivelano che questi nuclei potevano essere differenziati e caratterizzati anche dal punto di vista dell'attivita' produttiva e questo porta a supporre l'esistenza di qualche genere di organizzazione economica piuttosto complessa e articolata. Le ricerche hanno dimostrato che a Pianvalle vennivano lavorati i metalli, principalmente il bronzo e il ferro, utilizzando la fornace posta ai piedi della grande roccia istoriata. Ai centri di lavorazione dei metalli corripondevano, in epoca golasecchiana, anche punti di produzione della ceramica, dei tessuti e di altri beni di consumo. In questo modo, esisteva un ceto di artigiani che molto probabilmente costituiva la struttura portante dell'antica organizzazione sociale della comunita'. Le strutture abitative e produttive di Pianvalle sono connesse alla presenza di numerose incisioni rupestri poste sulla grande roccia che fa parte del sito posto a monte rispetto all'abitato e che probabilmente rapresento' il luogo sacro della comunita' golasecchiana. Questa destinazione sembra essere confermata anche dalla presenza delle profonde buche scavate nella roccia gonfolitica che con grande probabilita' alloggiavano i segnacoli che, come e' stato messo in evidenza, definivano allineamenti astronomicamente significativi, correlati principalmente con la Luna e con le stelle, comuni anche ad altri luoghi sacri golasecchiani posti altrove. La presenza nel luogo sacro di un forno per la fusione del ferro ci puo' indicare che, con grande probabilita', il quartiere dei fonditori era posto all'interno del luogo di culto. Questo fatto rappresenta un'ulteriore testimonianza dell'esistenza di una pianificazione del sito che ci permette di affermare che gia' dal VI secolo a.C., Pianvalle fu qualcosa di piu' di un semplice villaggio, bensi' un centro gia' dotato di caratteristiche marcatamente protourbane. L'associazione tra il luogo di culto, astronomicamente significativo, e il quartiere dei fonditori avvallerebbe l'interessante ipotesi, riscontrabile anche in altri insediamenti golasecchiani, quali ad esempio la zona sacra in cui e' posto il Sass di Biss, nella brughiera del Vigano a Somma Lombardo, che esistesse qualche rapporto tra produzione metallurgica e potere religioso, anche se allo stato attuale delle ricerche e' difficile definirne i caratteri specifici. Questa associazione potrebbe suggerire l'esistenza, a Pianvalle durante l'eta' del Ferro, di un'elite di persone, anche culturalmente evoluta, in grado di osservare il cielo e i suoi fenomeni piu' appariscenti, attribuire loro alcuni significati ben precisi e stabilire allineamenti astronomicamente significativi al fine di identificarli e di poterne prevedere l'accadere futuro. Tale elite potrebbe essere identificata, almeno in questo sito, con gli amministratori del culto.