L'ASTRONOMIA E LA PRIMA CRISTIANITA' IN IRLANDA
di Adriano Gaspani
Durante il primo millennio dopo Cristo il Cristianesimo ebbe grande
impatto sulla societa' celtica irlandese e su quella romano-celtica
britannica.
Uno degli effetti piu' evidenti nel caso dell'Irlanda fu l'introduzione
dell'abitudine alla scrittura su vasta scala.
Questa fu un'innovazione di notevole importanza in quanto sappiamo,
come ci testimonia anche Giulio Cesare nei "Commentarii de Bello Gallico"
che i druidi celtici non scrivevano assolutamente nulla delle cose di
religione.
La spiegazione per questa usanza esiste e va ricercata nel modello
culturale celtico che riteneva la natura una cosa viva ed in continua
evoluzione, la cultura era tramandata oralmente e lo scrivere significava
congelare un concetto impedendone l'evoluzione, quindi i druidi
tendenzialmente non scrivevano e se necessario lo facevano con una certa
riluttanza, anche per non divulgare il loro sapere.
La Bibbia e ancor piu' i Vangeli, sono incentrati sulla vita di Cristo
e numerosi furono gli scritti di commento alle Sacre Scritture che furono
prodotti in Europa durante il I millennio con l'intento di mettere
fortemente in evidenza i valori di etica e moralita' contenuti in esse e
che erano alla base del Cristianesimo.
Le sorgenti irlandesi sono le piu' ricche di scritti rispetto a quanto
si rileva nel caso di altre regioni del nord Europa, questo favori' lo
sviluppo di una concezione della Chiesa altomedioevale nord europea che
potremmo definire "Hibernocentrica" (da Hibernia, nome con cui i Romani
identificavano la mai conquistata Irlanda).
In quest'ottica, la chiesa irlandese ebbe un ruolo predominante nella
diffusione del Cristianesimo, non solo in Irlanda, ma anche sul resto del
continente europeo.
Un esempio di questo fatto e' che il sacramento della Confessione
esercitato in forma privata, cioe' il penitente che confessa i propri
peccati privatamente ed in segreto al sacerdote, fu un'innovazione
proposta dagli esponenti della Chiesa irlandese e successivamente
diffusasi in tutto il mondo cristiano europeo durante il primo millennio.
Un altro esempio e' l'uso ancora oggi del vocabolo "parrocchia" il quale
deriva da un termine antico irlandese utilizzato per indicare una diocesi
intesa non come un territorio, ma come un insieme di tribu' praticanti il
cristianesimo e non necessariamente insediate su territori confinanti.
Nonostante questo, attualmente gli studiosi concordano nel riconoscere
marcate differenze nelle varie comunita' ecclesiastiche in varie regioni
dell'area celtica insulare, per esempio tra la Britannia, in cui il clero
anglo era soprattutto di tipo benedettino e l'Irlanda dove l'influenza di
Roma non era mai stata presente.
Il Cristianesimo si diffuse nella Britannia Romano-Celtica sin dal
IV secolo d.C. ed era considerato una delle religioni tollerate dallo
stato al pari di altre presenti in una societa' a carattere marcatamente
pantheistico.
Per esempio a Caerwent esisteva una ridotta comunita' cristiana che
conviveva senza conflitti con la restante popolazione dedita al paganesimo.
Nelle immediate vicinanze della chiesa di Caerwent, che risale al IV secolo,
gli archeologi hanno trovato una grande quantita' di sepolture,
astronomicamente orientate, poste sulla direzione equinoziale e associate
alla presenza del monogramma chi-ro (XP), simbolo di Cristo, che secondo
alcuni eminenti medioevalisti francesi sembra racchiudere la simbologia
delle quattro direzioni solstiziali solari e della linea meridiana.
Accanto a cio' gli archeologi hanno ritrovato particolari recipienti, detti
"agapi", utilizzati dai primi cristiani per usi alimentari.
Il monaco Gildas nel suo "De Excidio et Conquestu Britanniae", che risale al
V secolo cita esplicitamente la presenza sul territorio di monaci, abati e
diaconi, suggerendo quindi l'esistenza di una chiesa episcopale ben
organizzata e denunciando, gia' allora, la loro compiacenza, la loro
corruzione e la loro connivenza con tiranni locali del calibro di Vortipor
e Maelgwyn Gwynnedd.
Il Cristianesimo si diffonde in Irlanda inizialmente per opera di
S.Patrizio.
Il V secolo d.C., e parte del VI, videro la presenza di molti missionari
cristiani in Galles, nella Scozia e nell'Irlanda e molti furono gli asceti
e gli eremiti che si ritirarono sui monti dedicandosi alla preghiera e alla
meditazione.
Tra i missionari troviamo nel 431 d.C. il diacono Palladio proveniente
dalla chiesa di Auxerre (in Gallia) che fu inviato da papa Celestino in
Irlanda quale primo vescovo della comunita' dei "credenti in Cristo" come
erano chiamati i cristiani irlandesi.
L'antico testo irlandese "Annales de Monte Fernandi", pero' riporta:
<< Palladius mittitur ad Scottos, id est, ad Hibernicos >>
otto anni prima, cioe' nel 423.
Suo compito era quello di contrastare la diffusione dell'eresia Pelagiana,
diffusa dal monaco Pelagio e dal suo discepolo Celesio i quali sostenevano
l'indipendenza dell'uomo libero dalla Grazia divina e quindi la negazione
del peccato originale.
Il piu' famoso esponente della Chiesa irlandese fu S. Patrizio, insieme
all'altrettanto famoso San Colombano, che fondo' in tutta Europa una serie
di monasteri e luoghi di culto di cui rimangono tracce anche attualmente.
S.Colombano giunse in Lombardia nell'anno 612, con l'oro fornitogli dal
nobile franco Clotario di Neustria, da sempre suo amico, fondo' il Monastero
di Bobbio presso Piacenza e vi mori' tre anni dopo.
A questo punto e' utile spendere alcune parole per descrivere le singolari
caratteristiche del clero irlandese, o piu' generalmente celtico, durante
la prima meta' del primo millennio.
Il Cristianesimo fu accolto abbastanza favorevolmente dalla comunita'
celtica in quanto il suo carattere spirituale aveva molti punti in comune
con la religione tradizionale pagana, basti pensare alla concezione della
morte intesa come un passaggio da una condizione di vita ad un'altra e
all'immortalita' dell'anima, concetti comunemente sostenuti ed insegnati
dai druidi, come lo stesso Cesare afferma nei Commentarii De Bello Gallico,
attribuendo a queste convinzioni una notevole indifferenza al pericolo di
morte in battaglia che caratterizzava i guerrieri celtici e che da sempre
preoccupo' i Romani.
I monaci irlandesi, denominati curiosamente "i Martiri Bianchi" per via del
fatto che erano vestiti, come i druidi, con le caratteristiche vesti di lana
bianca, furono i primi ad introdurre la consuetudine di rasarsi la testa
lasciando solamente una corona di capelli da orecchio a orecchio, la
cosiddetta "tonsura".
Tutto sommato questi religiosi conservavano sia il modo di pensare che
l'attitudine all'osservazione e allo studio della natura e dei suoi
fenomeni, compresi quelli astronomici, tipiche dei druidi che da almeno un
millennio avevano amministrato il culto pagano.
Questi singolari uomini di chiesa tra cui vanno annoverati Caidoc, Fricor,
Virgilio il Geometra (che divenne vescovo a Salisburgo, e su cui torneremo
piu' avanti), San Cathal (che divenne vescovo di Taranto), girarono in lungo
e in largo l'Europa fondando molti monasteri che poi sarebbero diventate
citta' importanti quali Lumieges, Auxerre, Laon, Luxeuil, Liegi, Treviri,
Salisburgo, Vienna, S.Gallo, Reichenau, Bobbio, Fiesole, Lucca e altri
ancora.
Fiesole ebbe per oltre mezzo secolo un vescovo "Scottorum sanguine creatus"
cioe' nato da sangue irlandese: Donato l'Erudito.
La maggior parte di queste personalita' produsse scritti di argomento
astronomico, alcuni dei quali sono semplici registrazioni di fenomeni
osservati visualmente, altri invece sono opere di piu' ampio respiro.
Lo stesso S.Patrizio il quale pare pregasse Dio chiamandolo in antico
irlandese "Drui" oppure "Draoi" (Druido), scrisse di cose astronomiche.
I "Martiri Bianchi" si spinsero ad est fino a Kiev portando la loro cultura
e quella dei classici latini che probabilmente, senza di loro, sarebbero
andati distrutti al contrario dei classici greci che si propagarono in
occidente attraverso le traduzioni arabe.
Nell'anno 870 Heiric di Auxerre scrisse: <<...Quasi tutta l'Irlanda,
disprezzando il mare emigra verso le nostre coste con un gregge di
filosofi>>" (Heiric di Auxerre, "Vita di S.Germano").
I frati irlandesi erano nettamente differenti dai monaci, soprattutto
benedettini, che vivevano nelle abbazie e nei monasteri italiani, spagnoli
o francesi, ma anche in Northumbria, una regione della Britannia posta
grosso modo nella Gran Bretagna centrale.
Questi personaggi mezzi frati e mezzi druidi ebbero un notevole interesse
per l'Astronomia, dovuto in parte al substrato druidico, ma anche al fatto
che la chiesa romana aveva stabilito, da un certo periodo in poi, alcuni
canoni ben precisi basati sulle fasi lunari per il calendario liturgico,
per la data della Pasqua e per altre ricorrenze religiose nel corso
dell'anno.
Il fatto che l'Astronomia in Irlanda fosse ampiamente diffusa e'
testimoniato da molti scritti oggettivi prodotti durante il I millennio.
Cormac Mac Cuileannain (836-908 d.C.) autore del famoso "Sanas Chormaic"
(il Glossario di Cormac) scrisse in esso che: <<...ogni persona
intelligente poteva valutare l'ora della notte in tutto il corso dell'anno
studiando la posizione della Luna e delle stelle>>.
Nel "Saaltair na Rann" (Salterio di Quartine, X secolo) troviamo molto
chiaramente che <<...le persone colte, in Irlanda, devono conoscere i segni
dello Zodiaco con i loro nomi nel corretto ordine e l'esatto mese e giorno
in cui il Sole entra in ciascun segno>>.
Emblematica e' anche la storia di San Virgilio (Virgilio il Geometra) abate
e poi vescovo a Salisburgo, che era un monaco irlandese di nome Fergal il
quale era stato educato nel monastero di Cainnech (famoso, tra l'altro, per
l'insegnamento dell'Astronomia), le cui opere di soggetto astronomico gli
valsero, intorno al 750 d.C., dei problemi con l'anglo San Bonifacio da
Crediton (noto come "il martello della Chiesa Celtica", per via del suo
accanimento contro le usanze del clero irlandese, pitto e gallese).
La feroce disputa relativamente alle speculazioni cosmografiche di Fergal
considerate "scioccanti" fini' nelle mani di Papa Zaccaria di S. Severina
il quale diede pero' ragione all'irlandese.
Bonifacio da Crediton ricevette una lettera dal papa datata 1 Maggio 748
in cui si accettava che <<...ci sono sotto la terra un'altro mondo e altri
uomini o sole e luna>>, in parole povere il papa accettava l'idea della
rotondita' della Terra e che potesse essere abitata anche agli antipodi,
come Fergal andava dicendo.
D'altra parte piu' o meno negli stessi anni il Venerabile Beda, benedettino
di Northumbria, scriveva esplicitamente: <>, sette
secoli prima di Cristoforo Colombo e della disputa di Salamanca.
Un altro illustre irlandese fu Dungal che educato nel monastero di Bangor,
nella contea di Down, osservo' le due eclissi di Sole che si verificarono
nell'anno 810 scrivendo una dissertazione relativamente ad esse su incarico
di Carlo Magno.
Dungal spiego' il fenomeno (sempre in un contesto eliocentrico, quindi con
la Terra ferma e il Sole e la Luna fisicamente in moto intorno ad essa)
dimostrando di conoscere bene il meccanismo con cui si poteva produrre
l'eclisse, la misura dell'inclinazione del piano dell'orbita della Luna
rispetto all'eclittica e la sua variazione periodica.
Il monaco Dungal e' ritenuto essere il fondatore di una scuola che divenne
successivamente l'Universita' di Padova.
Non dobbiamo dimenticare un'altro famoso monaco irlandese, Dicuil e il suo
trattato "De Mensura Orbis Terrarum" composto nel 825 d.C. in cui viene
ipotizzata l'esistenza di una "stella polare del sud" opposta a quella
osservabile a quel tempo nell'emisfero Nord e visibile nell'emisfero
meridionale della Terra.
A quei tempi esisteva un simbolismo mistico, soprattutto solare, legato a
Cristo e a molti aspetti del Cristianesimo.
In piu' particolari prescrizioni relative alla posizione del punto di levata
del Sole andavano rispettate quando i luoghi di culto venivano costruiti e
quando i defunti venivano seppelliti nei cimiteri.
In questo settore i reperti archeologici ci vengono in grande aiuto in
quanto mediante tecniche di ricognizione aerea del territorio e successiva
elaborazione al computer delle immagini ottenute, alcuni archeologi inglesi
ed irlandesi sono stati in grado di evidenziare le tracce delle strutture
curvilinee chiuse entro cui erano posti i primi insediamenti monastici sorti
in Irlanda e in Britannia i quali mostrano criteri costruttivi e
architetturali astronomicamente significativi.
In Irlanda abbiamo i resti del monastero di Kilmakoo nella contea di Cork
il cui sito delimitato da un fossato e un vallo, mostra i resti di una
chiesa costruita con pietre a secco e di numerose sepolture allineate
astronomicamente.
La chiesa e le sepolture erano raggiungibili mediante una strada allineata
con la direzione di levata del Sole solstiziale invernale all'orizzonte
fisico locale.
A quei tempi (600 d.C.) il solstizio d'inverno avveniva il 18 Dicembre del
calendario giuliano, data prossima a quella in cui veniva festeggiato il
Natale.
E' noto e ben documentato che il solstizio invernale abbia rappresentato,
durante l'anno, un momento importante presso quasi tutte le culture antiche,
anche al di fuori dell'Europa, tanto da commemorarlo con una festa rituale.
Infatti il rallentare della regressione del punto di levata del Sole
all'orizzonte locale, l'inversione del suo moto e il conseguente
progressivo allungamento delle giornate erano un chiaro sintomo che la
stagione invernale sarebbe presto terminata e con essa le difficolta' di
sopravvivenza ad essa connesse.
Anche la cristianita' fece proprio questo concetto e secondo le Scritture,
la nascita di Gesu' venne stabilita essere proprio in vicinanza della data
del solstizio d'inverno (attualmente pero' molti studiosi dissentono da cio'
proponendo date primaverili o estive sulla base di eventi storici paralleli
documentati e citati nelle Scritture).
Sempre in Irlanda troviamo il grande monastero di Nendrum nella contea di
Down il quale fu fondato da San Mochaoi nel VI secolo.
Il sito, scavato dagli archeologi nel 1920, presenta tracce un triplice
anello concentrico di forma ellittica, formato da muri a secco, all'interno
del quale rimangono tracce di una chiesa in pietra con l'abside allineato
lungo una direzione orientata secondo un azimut di 55 gradi rispetto al
meridiano astronomico locale, che corrisponde bene alla direzione di levata
del Sole solstiziale estivo durante il VI secolo all'orizzonte collinare
locale elevato di circa 4 gradi ripetto a quello astronomico.
Il triplice anello di pietra non era casuale, ma aveva alcuni significati
simbolici ben precisi.
Ciascun anello rappresentava una delimitazione dello spazio sacro rispetto
a quello profano e quindi investito di divina protezione (questa e' una
genuina tradizione celtica pagana).
L'anello piu' interno doveva comprendere la chiesa, la casa dell'abate,
il cimitero con le relative croci monumentali e il "cloightech", la torre
cilindrica con il tetto conico tipica dei monasteri Irlandesi.
I recinti piu' esterni invece ospitavano gli edifici adibiti a granaio,
fattoria, laboratorio artigiano, cioe' luoghi meno interessati dal culto.
Le entrate nei recinti in pietra erano sempre ritualmente poste ad oriente,
in direzione del Sole nascente.
Le tombe presenti a Nendrum sono poste di fronte all'entrata della chiesa
e sono orientate nello stesso senso della chiesa, come lo sono gli scheletri
in esse rinvenuti, considerando la direzione cranio-pelvi.
Anche a Nendrum e' stata trovata traccia della "cloightech".
Ad Inishmurry nella contea di Sligo troviamo una grande cinta muraria di
quasi 80 metri di diametro all'interno della quale e' posta una chiesa in
pietra con l'abside orientato a 121 gradi rispetto al meridiano astronomico
locale che corrisponde alla direzione di levata del Sole alle feste celtiche
di Imbolc e Samhain all'orizzonte fisico visibile dalla chiesa.
All'interno del recinto delimitante il monastero troviamo la classica
"clochan" cioe' la costruzione in pietra di forma semisferica riservata
all'alloggio dei monaci e altri fabbricati, tutti in pietre a secco,
riservati alle loro attivita' quotidiane.
Tra i piccoli centri possiamo invece annoverare l'interessantissimo
monastero di Church Island nella contea di Kerry, sempre in Irlanda.
Il monastero si sviluppo' in due fasi ben distinte.
La prima fase, quella piu' antica, vide la costruzione di una "senchell"
cioe' una piccola chiesa in legno allineata lungo una direzione il cui
azimut era circa 66.5 gradi ad est rispetto al meridiano astronomico locale
e di una struttura abitativa circolare anche essa i legno.
Lungo la stessa direzione furono allineate 33 sepolture di cui una
contenente i resti di una donna, che probabilmente era al servizio
dell'abate.
Successivamente, qualche secolo dopo, venne costruita la chiesa in pietra di
cui rimangono attualmente i resti, il cui asse fu spostato verso un azimut
piu' prossimo alla linea equinoziale.
Allineate con questa chiesa furono poste altre 8 sepolture.
Il monastero e' circondato da un recinto di forma ovale allungato in
direzione grosso modo solstiziale invernale all'interno del quale e' posta
la chiesa in pietra allineata su una direzione lungo la quale il Sole
equinoziale sorgeva all'orizzonte fisico locale elevato di alcuni gradi
rispetto all'orizzonte astronomico.
Le 33 sepolture raggruppate intorno all'angolo nord della chiesa e presso il
muro di cinta poco oltre il "clochan" e appartenenti alla prima fase sono
distribuite in modo che la direzione cranio-pelvi privilegi una linea il cui
azimut e' correlato con la direzione del sorgere del Sole a Beltane e a
Lughnashad.
Le 8 sepolture raggruppate intorno all'angolo sud della chiesa risalgono
alla seconda fase di sviluppo e sono distribuite in modo da essere
orientate a 86 gradi di azimut, praticamente sulla direzione del sorgere
del Sole alla data della Pasqua computata secondo la maniera celtica che
prima dell'accettazione delle delibere del Concilio di Orleans era posta
7 giorni dopo l'equinozio di primavera, diversa quindi da quella propugnata
dalla chiesa di Roma.
Passando dalla prima alla seconda fase prevalse l'orientazione secondo i
criteri "romani" (equinoziale) rispetto a quelli "celtici" piu' antichi
(Beltane e Lughnasad).
Tombe orientate verso la levata del Sole a Beltane e Lughnasad si trovano
anche presso i resti dell'antico monastero di Dumnisk Fort, nella contea di
Tyrone e lo stesso accade a Tullylish, nella contea di Down per il quale
gli "Annali dell'Ulster" indicano la presenza di una comunita' monastica fin
dal 809, anno in cui viene anche registrato (in cattivo latino) un fenomeno
astronomico, un "fuoco celeste", probabilmente un'aurora boreale o il
passaggio di una cometa:
<< Ignis celestis percusit uirum in oratorio Nodam >>.
Reask, un altro antico monastero posto sulla penisola di Dingle nella
contea di Kerry, fiorente dal V al X secolo e poi abbandonato, e' stato
scavato dagli archeologi nel 1970.
I resti di questo piccolo centro monastico mostrano il consueto muro in
pietre a secco che circonda completamente il complesso entro cui e' posta
la chiesa il cui abside risulta anch'esso allineato secondo una direzione
probabilmente correlata con la levata del Sole il 25 Marzo cioe' nel giorno
della Pasqua calcolata rigidamente secondo l'antico uso celtico.
Le numerose sepolture presenti nel sito risultano orientate allo stesso
modo della chiesa e gli scheletri con la testa ad occidente.
In questo luogo troviamo ben due grosse e caratteristiche croci monumentali
celtiche in pietra, i resti di un granaio e di ben sei "clochan" indice del
fatto che la comunita' religiosa ivi residente doveva essere formata da
numerosi monaci, nonostante Reask fosse un piccolo centro.
Presso Reask fu costruito tra l'VII e il XII secolo l'oratorio di Gallarus,
che faceva parte a sua volta di un antico centro monastico minore.
L'oratorio di Gallarus e' una struttura di pietre a secco (come qualsiasi
costruzione rilevabile nei monasteri irlandesi di quel periodo) dalla
caratteristica forma a barca capovolta che secondo la tradizione dovrebbe
riferirsi alla barca di San Brendano il Navigatore.
Esso e' orientato lungo la linea equinoziale, con l'abside ad oriente, ed
e' dotato di un'unica finestrella sopra l'altare entro cui i raggi del Sole
in levata equinoziale potevano entrare illuminando tutta l'interno.
Vicino all'oratorio e' possibile ammirare una stupenda croce celtica in
pietra sulla quale e' inciso il nome "Colum MacDinet" personaggio che rimane
pero' sconosciuto.
L'oratorio di Gallarus, con le sue pietre semplicemente appoggiate una
sull'altra, sopravvive intatto ancora oggi dopo quindici secoli.
Sempre nella penisola di Dingle troviamo Cillmaolceadir, la chiesa piu'
grande e importante dei dintorni.
Il sito, tradizionalmente associato a S. Brendano, sembra sia stato
costruito da Maolcethair la cui morte e' ricordata nel martirologio del
Donegal, nell'Irlanda orientale, nell'anno 636.
Nei pressi della chiesa esisteva un importante monastero di cui non rimane
alcuna traccia salvo una grossa lastra di pietra posta verticalmente e sui
cui e' inciso "Anm Maile Inbir Maci Brocann" in alfabeto ogamico.
La chiesa di Cillmaolceadir risale al XII secolo e risulta orientata
astronomicamente in accordo con la levata del Sole equinoziale.
Nei pressi della chiesa esiste un quadrante solare ("solam" in antico
irlandese) risalente al XII secolo e la consueta croce monumentale celtica
in pietra.
La costante orientazione verso oriente delle chiese era dovuta al fatto
che nelle Costituzioni Apostoliche del IV e V secolo veniva raccomandato
ai fedeli di pregare dirigendosi verso l'est e lo stesso celebrante durante
l'"Actio Liturgica" doveva parimenti essere rivolto in quella direzione.
In virtu' di questo fatto, tecnicamente si rese necessario costruire le
chiese orientate con l'abside ad oriente rispetto al baricentro della
costruzione, tendenzialmente verso il punto di levata equinoziale, ma
questo fatto non escluse l'orientazione dei luoghi di culto verso direzioni
orientali piu' significative presenti nelle antiche tradizioni locali
celtiche.
Il metodo della ricognizione aerea ha consentito di individuare anche le
aree adibite a solo cimitero entro cui gli scavi hanno permesso di trovare
le tombe e gli scheletri in esse contenute.
Queste strutture denominate "llan" in antico gallese contenevano
generalmente alcune decine o piu' di tombe, mentre nel caso di sepolture di
persone particolarmente sante, la tomba era posta isolata e il luogo era
denominato "merthyr" (trasposizione del termine latino "martirium").
Le tombe cristiane sono riconoscibili in quanto sono ad inumazione e
completamente prive di beni materiali posti accanto al defunto, cosa che
invece era di norma nel caso delle tombe pagane le quali in Irlanda e in
Britannia erano generalmente a cremazione.
Le sepolture cristiane risultano tutte astronomicamente orientate infatti
sono poste in modo che lo scheletro sia disposto lungo la linea equinoziale,
entro una deviazione di circa 5 gradi in piu' o in meno oppure lungo una
linea il cui azimut rispetto al meridiano astronomico locale era intorno ai
115-120 gradi.
Queste orientazioni non sono casuali, ma racchiudono particolari significati
mistici.
L'orientazione equinoziale era, come abbiamo gia' avuto occasione di
constatare nel caso dei monasteri, legata al sorgere del Sole nel giorno di
Pasqua computato alla maniera celtica, mentre la seconda orientazione e'
in accordo con la levata del Sole nei giorni in cui cadevano le feste di
Samhain e di Imbolc.
Tra le due feste Samhain era di gran lunga la piu' importante, tanto che in
Gaelico "Samain" e' attualmente il nome del mese di Novembre.
La festa di Imbolc invece venne con l'andare dei secoli volutamente
trascurata dal clero cristiano irlandese in quanto il suo significato
mistico era difficilmente conciliabile con l'ideologia cristiana.
Tutti gli scheletri trovati nelle tombe furono deposti la testa ad ovest e
i piedi ad est in modo che il defunto potesse virtualmente guardare il Sole
nascente all'alba.
Le tombe nei cimiteri non erano le uniche a mostrare simili criteri; infatti
analizzando le orientazioni di una grande quantita' di antichi luoghi di
culto irlandesi, quali le chiese facenti parte dei monasteri e gli oratori
costruiti grosso modo intorno alla meta' del primo millennio si perviene a
mettere in evidenza che la distribuzione delle orientazioni tende ad avere
in questo caso varie direzioni privilegiate.
Due di esse sono qualle cardinali, quindi la direzione meridiana (nord-sud),
peraltro molto rara, e quella equinoziale (est-ovest) con l'abside rivolto
ad est.
Le altre direzioni sono molto piu' interessanti in quanto i punti
dell'orizzonte verso cui sono diretti gli assi dei luoghi di culto sono le
posizioni di sorgere del Sole nelle date delle quattro feste principali
celebrate dai Celti pagani prima della diffusione del Cristianesimo e cioe'
Samhain, Imbolc, Beltane e Lughnasad.
Assistiamo pero' ad un fenomeno degno di nota; infatti tali feste venivano
celebrate anticamente in corrispondenza del sorgere eliaco di talune stelle
importanti per la cultura celtica dell'eta' del Ferro.
Samain e Beltane, celebrazioni rispettivamente in Novembre e Maggio e in
onore di cavalieri e druidi, corrispondevano rispettivamente alla levata
eliaca di Antares e Aldebaran e definivano l'inizio dell'anno celtico, del
periodo di "oscurita'" cioe' la stagione invernale (Samhain, corripondente
alla antica Trinvxtion Samoni dei Celti continentali) e del periodo di
"luce", cioe' il periodo estivo (Beltane, in cui il dio Belenos era la
divinita' celebrata e il fuoco il suo principale attributo).
Presso i Celti la divisione stagionale dell'anno non era basata sul Sole,
ma sulle stelle.
Le feste di Imbolc e Lughnasad non delimitavano alcun periodo stagionale,
ma erano feste agricole (Imbolc, dedicata alla dea Brigh) e sociali
(Lughnasad, dedicata a Lugh, divinita' di maggior rilievo presso i Celti
continentali e particolarmente presso i Celti irlandesi).
Il connubbio tra insegnamenti cristiani e festivita' pagane derivo'
dal fatto che i primi monaci irlandesi pur essendo cristiani conservarono
nelle loro azioni e nei loro modi una forte matrice druidica derivante dalla
precedente cultura pagana.
Le tradizioni astronomiche diffuse da secoli nella classe druidica ed
ereditate successivamente dai monaci cattolici fecero si che l'associazione
simbolica tra Gesu' Cristo e il Sole apparisse un fatto del tutto naturale
come lo era stato precedentemente per il dio Lugh e non solo una metafora
biblica.
Nella mitologia irlandese il dio Lugh aveva grandissimo rilievo ed era
personificato come colui che conosceva tutti i segreti del cielo e della
terra e al quale era curiosamente attribuita tra l'altro anche l'invenzione
del gioco degli scacchi.
Il simbolo astrale di Lugh era il Sole e la sua arma era una magica lancia
la cui punta, rifletteva costantemente l'immagine del cielo stellato.
Le date delle quattro feste tradizionali irlandesi furono cosi' trasposte
al 1 Febbraio per Imbolc, al 1 Maggio per Beltane, al 1 Agosto per Lugnashad
e al 1 Novembre per Samhain.
Tali date furono scelte in modo da essere grosso modo simmetriche intorno
ai solstizi e agli equinozi, ma non coincidenti con essi poiche' questi
punti non avevano, alla latitudine dell'Irlanda, alcuna rilevanza stagionale
per i contadini e gli allevatori di bestiame.
Le feste avvenivano quando la declinazione del Sole era mediamente intorno
ai 16 gradi sopra o sotto l'equatore celeste, quindi a Beltane e a
Lughnashad l'azimut di levata del Sole andava dai 60 ai 64 gradi, mentre a
Beltane e Imbolc l'azimut del punto di levata del Sole andava dai 117 ai 120
gradi rispetto al meridiano astronomico locale.
La trasposizione alle date fisse fu una conseguenza dell'entrata nell'uso
comune tra il clero irlandese del calendario giuliano che era quello
ufficialmente accettato dalla Chiesa di Roma, regolato sul Sole e
completamente svincolato dalla Luna, anche se i calendari tradizionali
basati sul computo lunare non vennero abbandonati se non molto tardi.
L'estate quindi andava per gli Irlandesi dal 1 Maggio al 1 Novembre e il
periodo estivo dal 1 Novembre al 1 Maggio successivo, non esistevano
Primavera e Autunno come noi li intendiamo attualmente, cosi'e' scritto nel
Sanas Chormaic.
Presso gli antichi Irlandesi le direzioni astronomiche fondamentali, vale a
dire la linea meridiana (la direzione nord-sud) e quella equinoziale (la
est-ovest) erano intese in maniera piu' complessa rispetto a quanto era in
uso presso le popolazioni europee contemporanee.
Infatti le direzioni meridiana ed equinoziale sono usualmente definite sul
piano orizzontale cioe' quel piano ideale che contiene l'osservatore e che
interseca la sfera celeste producendo il cerchio dell'orizzonte astronomico
locale.
La direzione meridiana corrisponde a valori di azimut pari a 0 gradi il
punto cardinale Nord e 180 gradi il punto cardinale Sud.
La direzione equinoziale corrisponde a valori di azimut pari a 90 gradi, il
punto cardinale Est e 270 gradi, il punto cardinale Ovest.
Gli astri, durante il loro moto apparente dovuto alla rotazione della Terra
sul suo asse, sorgono ogni giorno a oriente e tramontano ad occidente
descrivendo un arco sulla sfera celeste al ritmo di 15 gradi ogni ora.
L'altezza massima raggiunta all'ora del passaggio al meridiano dipende sia
dalla declinazione dell'astro che dalla latitudine geografica
dell'osservatore e viene raggiunta lungo la linea meridiana in direzione
sud (culminazione superiore).
Dal lato opposto, in direzione nord avviene la culminazione inferiore, cioe'
gli astri raggiungono la loro massima depressione al di sotto dell'orizzonte
astronomico locale.
Se un astro dista dal polo nord celeste un'arco inferiore a 90 gradi meno la
latitudine del luogo di osservazione allora la culminazione inferiore
avverra' ancora sopra l'orizzonte astronomico locale settentrionale e
l'astro rimmarra' visibile per tutto l'anno (astro circumpolare).
Prendendo a riferimento il Sole oppure la Luna, astri il cui moto si svolge
praticamente lungo l'eclittica, possiamo rilevare che il passaggio al
meridiano in direzione sud corrisponde ad un'altezza sull'orizzonte pari a
90 gradi meno la latitudine del luogo piu' la declinazione dell'astro in
quel momento.
Alla latitudine geografica dell'Irlanda, che va grosso modo da 51 a 55
gradi l'ampiezza di tale angolo rimaneva grosso modo confinata, durante il
primo millennio tra gli 11.5 e i 62.5 gradi nel caso del Sole e tra 6.4 e
67.7 gradi per la Luna sopra l'orizzonte astronomico locale sud.
Nella direzione opposta, cioe' verso nord, la situazione si invertiva e il
Sole o la Luna passavano in culminazione inferiore sotto la linea
dell'orizzonte astronomico locale degli stessi valori.
I druidi celtici erano ottimi osservatori del cielo e dei suoi fenomeni, per
cui sapevano determinare sperimentalmente i punti di culminazione superiore
e inferiore degli astri.
Lo stesso avvenne nel caso dei monaci irlandesi, infatti se analizziamo il
criterio con cui essi stabilirono le direzioni fondamentali per
l'orientamento osserviamo che la direzione Nord corrispondeva alla direzione
verso il basso (antico irlandese: ichtar), mentre la direzione Sud era
accoppiata con la nozione di "alto" (antico irlandese: tuas).
La direzione Nord era anche accoppiata con la direzione sinistra, mentre
il Sud con la direzione destra.
Questo modo di vedere le cose si e' propagato nei secoli e anche attualmente
nelle lingue di derivazione celtica i vocaboli che indicano il Nord sono gli
stessi di quelli che indicano il lato sinistro e viceversa i vocaboli che
indicano il Sud sono corrispondono esattamente a quelli che indicano il lato
destro.
Ad esempio nel dialetto dell'Isola di Sein, a nord della Bretagna, il
termine "ar mor dehou" si traduce "il mare di destra" e si riferisce al
tratto di mare posto a sud dell'isola, mentre il termine "ar mor kleiz"
si traduce letteralmente "il mare di sinistra" e si riferisce al tratto
di mare posto a nord dell'isola.
Lo stesso succede nel caso di altre lingue di derivazione celtica quale il
Cornico, il Gallese o il Manx.
Per comprendere il perche' di questa singolare concezione dell'orientazione
dobbiamo ricorrere nuovamente all'osservazione astronomica e a cosa essa ci
suggerisce.
Prendendo come riferimento il verso orientale della linea equinoziale, cioe'
il settore di orizzonte entro il quale si possono osservare gli astri che
sorgono, possiamo considerare un osservatore posto sulla linea meridiana e
rivolto verso est.
Il vocabolo della lingua antica irlandese che indica la generica direzione
est e' "t-air" il cui significato etimologico e' "(che sta) davanti",
mentre il corrispondente vocabolo che indica l'ovest e "t-iar" che
letteralmente si traduce in "(che sta) dietro".
L'osservatore rivolto verso il Sole nascente quindi corrisponde al sistema
di riferimento che ha le sue radici nelle antiche usanze celtiche di cui
quelle irlandesi sono espressamente documentate e giunte sino a noi.
Infatti osserviamo che gli astri sorgono ad oriente, di fronte (t-air)
all'osservatore, quindi si muoveranno percorrendo il suo lato destro.
Gli astri salgono in cielo dirigendosi verso sud fino a transitare al
meridiano.
In questo modo essi diventano sempre piu' splendenti in quanto l'estinzione
atmosferica diminuisce con l'aumentare dell'altezza apparente sull'orizzonte
locale; essi quindi stanno attraversando la "meta' chiara del mondo"
riservata ai vivi come gli antichi testi irlandesi definiscono il settore
di cielo posto a meridione.
Giunti al meridiano gli astri culminano superiormente, poi inizia la lenta
discesa verso l'orizzonte occidentale che raggiungeranno all'ora del loro
tramonto ponendosi alle spalle, cioe' dietro (t-iar) l'osservatore.
Da questo momento essi si avvieranno verso nord declinando verso il lato
sinistro del cielo che termina in basso, alla culminazione inferiore, al
Nord.
Gli astri ora sono posti in corrispondenza della "meta' oscura del mondo"
in cui era posto, secondo i testi irlandesi pagani, il Sidhe cioe' il regno
dei morti, degli eroi, degli esseri mitici e degli dei.
Il sistema di orientazione rituale dei Celti era tale da contrapporre una
parte oscura (il Nord) ad una luminosa (il Sud) secondo l'idea di una
dicotomia molto cara ai druidi e che troviamo cablata pari pari anche nella
divisione dei mesi lunari che fanno parte del calendario trovato a Coligny
ed anche dell'anno stagionale celtico.
Un simile criterio di orientazione rituale ci spinge a formulare alcune
considerazioni.
Le due stagioni in cui gli Irlandesi dividevano l'anno erano basate sulle
feste rituali di Samhain e di Beltane, come espressamente documentato da
Cormac Mac Cuileannain nel Sanas Chormaic .
A Samhain la posizione di levata del Sole all'orizzonte astronomico locale
era intermedia tra quella equinoziale e quella solstiziale invernale,
tendenzialmente piu' vicina a quest'ultima e quindi consistentemente
spostata verso Sud.
L'altezza apparente raggiunta dal Sole alla sua culminazione superiore era
ridotta, quindi il numero di ore di buio superava di gran lunga il numero
di ore di luce in quanto la maggior parte della traiettoria apparente
del Sole nel cielo si svolgeva al di sotto dell'orizzonte astronomico
locale.
Il settore di orizzonte che potremmo definire "oscuro" andava dal punto di
tramonto a quello di levata del Sole a Samhain passando per il punto
cardinale Nord.
In questo periodo il Sidhe prevaleva sul mondo dei vivi.
A Beltane la situazione era quella opposta infatti i punti di levata e di
tramonto del Sole erano situati a nord dei punti equinoziali, ma poco
prima dei punti solstiziali estivi.
In questo periodo la traiettoria apparente del Sole era per la maggior
parte percorsa al di sopra dell'orizzonte astronomico locale, quindi la
lunghezza del giorno superava di gran lunga quella della notte.
Questo era il periodo "chiaro" e il settore di orizzonte ad esso pertinente
si stendeva dal punto di levata del Sole a Beltane al suo punto di tramonto
includendo il punto cardinale sud.
Queste considerazioni ci permettono di dividere il piano orizzontale locale
che contiene l'osservatore in tre settori.
Il primo e' quello che va dal punto di levata del Sole al solstizio estivo
fino al corrispondente punto di tramonto allo stesso solstizio passando
per il punto cardinale nord.
Questo settore era completamente precluso al punto di levata del Sole alle
latitudini tipiche dello sviluppo della cultura celtica e quindi era
perpetuamente di dominio della parte oscura del mondo.
Il secondo e' quello che va dal punto di levata del Sole al solstizio
d'inverno fino al corrispondente punto di tramonto solstiziale invernale
passando per il punto cardinale sud.
Questo settore risultava invece perpetuamente precluso alla parte oscura
Il terzo settore e' quello compreso tra i punti di levata e di tramonto del
Sole al solstizio d'estate e quelli relativi al solstizio d'inverno.
Questo poteva essere il settore in cui le due entita' rituali celtiche
quella chiara e quella oscura lottavano durante l'anno predominando a turno
a seconda della posizione del Sole sull'orizzonte e quindi del periodo
stagionale in corso.
Il moto apparente delle sfera celeste e quindi quello di tutti gli astri
visibili fu tenuto in grande considerazione dai Celti.
Infatti essi dovendo effettuare uno spostamento rituale stavano bene
attenti ad effettuarlo da sinistra verso destra cioe' nella direzione
della rotazione della sfera celeste, compierlo nel senso opposto avrebbe
significato sventura.
L'antica letteratura irlandese e' molto chiara in proposito e ancora oggi
coloro che si recano in pellegrinaggio ai resti del monastero di
Clonmacnoise, posto circa al centro dell'Irlanda sulle rive del fiume
Shannon, fondato tra il 545 e il 548 dal monaco Ciaran, il 9 Settembre
giorno in cui e' celebrato S. Ciaran, devono camminare pregando ed eseguendo
tre giri completi del sito nella direzione del moto apparente del Sole in
cielo.
Il rito della circumambulazione in direzione concorde con il moto della
sfera celeste rimane ancora presente anche nelle processioni cristiane in
Bretagna quali ad esempio il percorso della Tromenie de Locronan.
Il criterio irlandese, ma piu' generalmente celtico, di orientazione rituale
era molto chiaramente correlato con il movimento della sfera celeste e degli
astri piu' importanti visibili ad occhio nudo nel cielo.
Tornando ai criteri di orientazione dei luoghi di culto dobbiamo rilevare
che la direzione equinoziale prevede che il Sole sorga lungo essa quando e'
posto sull'equatore celeste.
La direzione equinoziale potrebbe essere correlata con la data della Pasqua
che, come e' noto, si celebra attualmente nella domenica piu' vicina al
primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera.
Essendo, pero' la data della Pasqua, mobile rispetto alla data di equinozio
a causa dei vincoli lunari, l'orientazione in accordo con l'azimut del Sole
nascente a Pasqua non poteva essere codificata in maniera fissa.
L'equinozio di primavera avveniva a quell'epoca il 18 Marzo del calendario
giuliano, ma la chiesa celtica festeggiava la Pasqua fissata rigidamente al
25 Marzo, vale a dire nella ricorrenza dell'Incarnazione di Gesu', senza
considerare alcun vincolo lunare.
Tale cosuetudine rimase in uso fino alla graduale accettazione delle
delibere del Sinodo di Orleans.
Proprio relativamente alla data della Pasqua e alla decisione di renderla
festa mobile possiamo osservare che la Chiesa Celtica mise in evidenza
quanto fosse disunita.
Infatti, nel III e IV secolo d.C. avvennero furiose dispute a cui
parteciparono i piu' eminenti esponenti delle varie comunita' cristiane
celtiche relativamente ai differenti metodi di calcolo della data della
Pasqua durante l'anno solare tropico.
Le dispute assunsero per anni toni feroci fino ad arrivare all'adozione
di un algoritmo di calcolo basato sul ciclo di Metone.
Per calcolare la ciclicita' della data della Pasqua dobbiamo tenere conto
della periodicita' con cui la domenica cade entro il ciclo settimanale
(ogni 7 anni comuni le domeniche cadono nelle stesse date lungo l'anno
giuliano), della periodicita' quadriennale dell'anno bisestile e del ciclo
di Metone che vale 235 lunazioni pari a 19 anni.
Infatti la Domenica di Pasqua si ripetera' nello stesso giorno di calendario
giuliano ogni (4 x 7 x 19) = 532 anni.
Questo ciclo e' noto come "Ciclo di Dionigi", da Dionigi il Piccolo
(Dionysious Exiguus) che nel VI secolo costrui' una tavola utile per
calcolare e predire la data della Pasqua avanti e indietro nel tempo.
Questo personaggio fu il primo ad introdurre l'uso di contare gli anni
partendo dall'anno della nascita di Cristo, ma in modo tale che mancasse
l'anno "zero", usanza tutt'ora in vigore, ma che fu criticata da Beda il
Venerabile circa quattro secoli dopo.
Il ciclo di 532 anni fu utilizzato anche da altri autori per il calcolo
delle date della Pasqua.
Infatti nel 457 d.C. Vittorio d'Aquitania pubblico' il "Canon Paschalis",
opera interamente dedicata al metodo di calcolo della data della Pasqua.
Egli sembra abbia per primo combinato il ciclo di Metone con con il
ciclo di ripetizione domenicale di 7 x 4 = 28 anni ottenendo il valore
di 532 anni giuliani citato sopra.
Vittorio d'Acquitania suggeri' anche di iniziare il computo degli anni
dal plenilunio seguente la crocifissione di Gesu'.
Comunque il periodo di 532 anni appare anche nell'opera "Computus
Paschalis sive de indicationibus cyclis solis et lunae" attribuita, con
qualche dubbio, a Magno Aurelio Cassiodoro fondatore del monastero di
Vivarium, in Calabria e datata 562 d.C.
Successivamente, nel VII secolo, anche Beda il Venerabile si occupo' del
problema compilando estese tavole fino all'anno 1200 ("De Paschae
Celebratione Liber").
Solamente dopo il Concilio di Orleans svoltosi nel 541 abbiamo una graduale
accettazione del metodo basato sul Ciclo di Dionigi all'interno della Chiesa
Celtica.
Nell'Irlanda meridionale esso fu adottato nel 630 d.C., ma solo nel 703 in
varie parti della Britannia e nel 731 in altre.
Nella terra dei Picti (attuale Scozia) e nel territorio dove l'Abbazia
di Iona aveva la sua maggiore influenza, il Ciclo di Dionigi fu adottato
nel 716.
Le comunita' cristiane celtiche gallesi lo adottarono solamente nel 768.
Infatti durante il Sinodo di Whitby svoltosi nel 664 e presieduto dal
re Oswy di Northumbria, la maniera celtica di osservare la data della
Pasqua, come era stata caldeggiata da Colman vescovo di Northumbria
e dall'Abbadessa Hilda, cioe' fissa al 25 Marzo, fu sostituita dalla
maniera romana, stabilita durante il concilio di Nicea e basata sul
plenilunio equinoziale come fu fortemente voluto da Agilberto vescovo dei
Sassoni dell'Ovest.
La cronologia degli eventi importanti e il conteggio degli anni e dei secoli
erano basati sul metodo introdotto da Dionigi il Piccolo, due secoli dopo il
Concilio di Nicea, nel 525 d.C., ma anche su conteggi tradizionali basati
sulla data di inizio del mondo (!) come stabilito in un antico testo
Irlandese chiamato "Il Libro dei Quattro Maestri"; basta consultare gli
Annali dell'Ulster o gli Annales de Monte Fernandi (Annales Domus Fratrum de
Multifernan) per rendersene conto, infatti per molti secoli vennero
riportate doppie o triple datazioni.
L'Irlanda agli inizi del V secolo era divisa in quattro province
indipendenti e sempre in lotta tra di loro, l'Ulaid (l'attuale Ulster) a
nord, il Leinster ad est (con capitale Tara dove risiedeva il re supremo),
il Munster a sud e il Connacht ad ovest; al centro un quinto piccolo
territorio, il Meath.
L'Ulster fu il primo territorio ad essere cristianizzato ad opera di
S.Patrizio e i monasteri che lo popolarono produssero gli anonimi monaci che
compilarono le cronache conosciute come "gli Annali dell'Ulster".
All'inizio di ogni sezione annuale gli sconosciuti monaci che li compilarono
dal 431 d.C. fino al 1500 circa riportarono non solo tutte le numerosissime
guerre tribali tra una provincia e l'altra e spesso tra i nobili di una
stessa provincia (si rilevano al ritmo di circa 5 conflitti per anno)
elencando in (cattivo) latino e in antico gaelico i vinti, i vincitori,
i morti di rilievo, ma anche le date di insediamento e di morte di vescovi,
abati e santi, gli incendi di chiese e monasteri, le pestilenze, le
carestie, ma anche fenomeni naturali quali inverni particolarmente rigidi
o estati particolarmente calde e una notevole quantita' di fenomeni
astronomici osservati e documentati dai monaci.
Per quanto riguarda la cronologia essa appare molto singolare, ad esempio
all'inizio della sezione relativa al 460, anno della morte di papa Leone I
troviamo:
<< Kl. Ienair 6 f., l. 23. Anno Domini .cccc.lx., .iiiimdclxiiii. >>
in cui rileviamo le calende di Gennaio (Kl. Ienair 6 f.), l'eta' della Luna
corrispondente al 23esimo giorno dopo il novilunio (l. 23.), la datazione
secondo Dionigi il Piccolo (Anno Domini .cccc.lx.,) cioe' l'anno 460 e alla
fine la datazione secondo il Libro dei Quattro Maestri pari all'anno 4664
(.iiiimdclxiiii.) dalla creazione del mondo.
Si noti il modo inusuale di scrivere il numero 4000 in cifre romane: non
MMMM, ma IIIIM cioe' "quattro mille" e non "quattro volte mille", tipico
degli irlandesi i quali peraltro scrivevano i numeri romani con lettere
minuscole del loro alfabeto semiunciale celtico.
Nelle citazione estratte dagli Annali dell'Ulster troviamo frequentemente
dei riferimenti alle cronache di Beda il Venerabile, monaco benedettino
anglo vissuto in Northumbria intorno al VI-VII secolo il quale scrisse
numerose opere di argomento astronomico che furono un riferimento classico
nei 6 secoli successivi.
Il computo di Beda il Venerabile era diverso di un anno rispetto a quello
in uso presso la chiesa di Roma, e in molti passi di inizio anno anche la
datazione secondo Beda viene riportata.
Il riferimento a Beda il Venerabile dimostra che gli Annali dell'Ulster
furono compilati dal 500-600 in avanti ed estesi contemporaneamente
all'indietro per un secolo.
Negli Annali dell'Ulster troviamo citate ben 10 eclissi di Sole, 12 di Luna,
6 passaggi di comete e 6 aurore boreali.
Negli Annales Domus Fratrum de Multifernan, che furono estesi all'indietro
nel tempo fino all'anno 45 d.C., sono registrate 6 eclissi di Sole, 8
eclissi di Luna e 4 passaggi di comete.
I monaci irlandesi che scrissero gli Annales eseguirono un'accuratissima
analisi delle Sacre Scritture con l'obbiettivo di dare una collocazione
cronologica ad eventi importanti nell'ambito del Cristianesimo.
Ad esempio nell'anno 49 e' riportata questa curiosa citazione:
<< Ob. beata virgo Maria, anno vite sue lxiii >>
che riferisce che la Madonna sarebbe morta a 68 anni nell'anno 49 d.C.
Gli Annales riportano moltissimi altri fatti interessanti, ma quello che
salta spontanemente all'occhio e' questi monaci erano dei veri esperti di
calendari, di sistemi di conversione tra un computo e un'altro e di metodi
di misura del tempo in quanto sapevano albilmente districarsi nelle
complicate questioni di cronologia antica.