
ECLISSI CELTICHE
di Adriano Gaspani
L'osservazione del cielo fu un'attivita' molto diffusa tra le popolazioni
del mondo antico.
La tipologia delle osservazioni, e gli oggetti celesti particolarmente
osservati dagli antichi dipesero, grandemente dalle caratteristiche
culturali e religiose delle varie civilta'.
I fenomeni celesti che furono tenuti strettamente sotto controllo furono
principalmente quelli periodici, quali ad esempio, il ripetersi della
sequenza delle fasi lunari, oppure il ritorno annuale del Sole alla levata
solstiziale invernale o a quella estiva.
Oltre a questi fenomeni, utili soprattutto ai fini del calendario, della
pianificazione agricola e del culto, ne esistono altri i quali essendo
caratterizzati da una grande spettacolarita' furono osservati e considerati
soprattutto da un punto di vista rituale.
Tra questi vanno annoverate le eclissi di Sole, soprattutto quelle totali,
le quali furono spesso interpretate anche in epoca relativamente recente
quali presagi di sventura.
Le eclissi totali di Sole sono senza alcun dubbio uno dei fenomeni naturali
piu' spettacolari e suggestivi visibili ad occhio nudo nel cielo.
Ancora ai nostri giorni l'osservazione di un'eclisse totale di Sole e'
un'esperienza indimenticabile; in pochi minuti il paesaggio circostante
piomba nel buio, le stelle appaiono nel cielo in pieno giorno,
la temperatura cala in modo evidente ed avvertibile, e sui muri e sugli
oggetti compaiono frange colorate che si muovono velocemente.
L'immagine del Sole quasi sparisce dal cielo oppure, nel caso delle eclissi
anulari, essa e' ridotta ad un sottile anello.
Poi, con la stessa rapidita' con cui le tenebre sono calate, esse spariscono
e il Sole comincia ed emergere gradualmente da dietro il disco della Luna
e la luce diurna ritorna ad avvolgere il paesaggio, come se nulla fosse
avvenuto.
L'insieme dei fenomeni che accadono durante un'eclisse totale concorrono a
produrre un'esperienza indimenticabile.
Non dobbiamo dunque meravigliarci se le eclissi di Sole, soprattutto quelle
totali, cioe' quelle in cui il disco lunare copre completamente il disco
solare, abbiano catturato l'attenzione dei popoli di tutto il mondo fin
dalla piu' remota antichita'.
Di molte civilta' antiche esistono documenti scritti che testimoniano come
le eclissi solari venissero previste, osservate, registrate ed interpretate,
per quanto riguarda i Celti invece, nonostante le loro notevoli capacita'
astronomiche e matematiche che stanno emergendo solamente in questi ultimi
tempi, non disponiamo di alcuna registrazione scritta relativa ad eclissi
effettivamente osservate.
La mancanza di riscontri scritti non implica necessariamente che le eclissi
non venissero osservate e che non venissero tentate predizioni del loro
accadere.
Disponiamo comunque del calendario di Coligny, il quale mostra chiaramente
che le eclissi potevano essere previste dai druidi con un'accuratezza
relativamente elevata, eseguendo opportuni calcoli, anzi la lunghezza del
"saeculum" celtico potrebbe essere stata cablata proprio su uno dei periodi
fondamentali di ripetizione delle eclissi.
Le eclissi di Sole si ripresentano secondo periodicita' ben stabilite,
alcune delle quali ben note agli antichi, ma al contrario delle eclissi di
Luna che quando avvengono sono visibili su tutto l'emisfero della Terra in
cui il nostro satellite naturale e' visibile, quelle di Sole si possono
osservare solamente entro una stretta fascia.
Prima di parlare esplicitamente dell'eclisse ossevata dagli Unelli e' pero'
utile e necessario richiamare brevemente alcune questioni astronomiche
generali relative a questo genere di fenomeni.
L'orbita lunare e' inclinata, rispetto al piano dell'orbita terrestre, di
un angolo pari a circa 5 gradi il quale varia periodicamente, di circa 9',
in 173 giorni, la meta' del cosiddetto "anno delle eclissi".
L'ombra della Luna incontra la superficie terrestre abbastanza raramente,
in media non piu' di una volta all'anno, di conseguenza meno della meta' di
tutte le eclissi solari possibili risultano essere totali.
Se un'eclisse di Sole avviene quando la Luna e' posizionata in quella parte
della sua orbita che e' piu' distante dalla Terra, allora la sua dimensione
angolare non e' sufficente a coprire completamente il disco solare, in
questo caso non si verifica un'eclisse totale ma solamente un'eclisse
anulare.
Nel corso di questi eventi l'oscuramento che si produce e' minimo, al punto
che un'eclisse anulare potrebbe persino passare inosservata agli occhi di un
osservatore casuale.
Per una strana coincidenza, la lunghezza media del cono d'ombra proiettato
dalla Luna nello spazio e' approssimativamente uguale alla distanza media
del nostro satellite dalla Terra, per questo motivo nel punto in cui il cono
d'ombra raggiunge la Terra la sua ampiezza raramente supera i 300 km anche
se talvolta, in casi eccezionali, puo' raggiungere quasi i 600 Km.
Con il progredire dell'eclisse, l'ombra della Luna percorre la superficie
terrestre disegnando una traccia lunga ma sottile, la velocita' con cui
l'ombra si sposta e' dell'ordine dei 3000 Km orari e per questo e' raro che
un'eclisse visibile in un dato punto del pianeta duri piu' di 6 minuti.
Se consideriamo l'intera superficie terrestre possiamo affermare che in ogni
secolo avvengono approssimativamente 70 eclissi solari totali, se pero'
consideriamo un singolo Paese con una superficie paragonabile a quella
dell'Italia allora la frequenza si riduce mediamente a circa un'eclisse per
secolo.
Il calcolo astronomico ci permette di ricostruire con grande accuratezza le
circostanze e le caratteristiche delle eclissi visibili in un dato luogo sia
nel remoto passato che nel lontano futuro.
Se, ad esempio, calcoliamo quante eclissi furono visibili a Roma dalla data
della sua fondazione, tradizionalmente assunta essere il 21 Aprile 753 a.C.,
fino ai tempi nostri, si rileva che quelle totali sono state solamente 7 in
tutto.
Esse avvennero negli anni: 402 a.C., 188 a.C. e 18, 540, 968, 1386 e 1567
dell'era volgare.
In aggiunta a queste si devono considerare due eclissi parziali avvenute
rispettivamente nel 1431 e nel 1961 le quali furono piuttosto straordinarie
in quanto nel cielo dell'Urbe il disco del Sole fu occultato dalla Luna
per il 99%.
Se si esegue il calcolo per le eclissi che furono osservabili nei territori
europei che furono teatro dello sviluppo della cultura celtica, partendo dal
VI secolo a.C. fino all'anno 0, allora scopriamo che il fenomeno fu visibile
per 9 volte e piu' precisamente negli anni 534 a.C., 554, 348, 234, 158,
116, 94, 78 e nel 64 a.C.
Tra queste vanno annoverate 5 eclissi anulari, 3 totali e una di tipo
ibrido, quella del 158 a.C., che a causa della variazione della distanza tra
la superficie della Terra e quella della Luna, causata dai reciproci moti
nello spazio durante l'evento, fu totale in taluni luoghi e anulare in
altri.
Furono totali le eclissi degli anni 348, 116 e 64 a.C., mentre furono
anulari quelle degli anni 534, 554, 234, 94, 78 a.C.
Dal punto di vista osservativo dobbiamo ricordare che generalmente
un'eclisse di Sole non e' troppo appariscente a meno che il disco del Sole
non sia coperto da quello della Luna per almeno il 97% della sua superficie.
Questo fatto implica che al di fuori della fascia di totalita', dove
l'eclisse e' visibile in maniera parziale, e' possibile che essa passi
inosservata ad un osservatore visuale il quale non sia al corrente
dell'accadere del fenomeno.
Sotto il limite del 97%, la luce residua e' tale da rendere il disco solare
ancora troppo abbagliante per essere visto falcato da un osservatore
visuale.
Esistono pero' alcune eccezioni e cioe' qualora una nuvola non troppo
spessa, oppure uno strato di nebbia, coprano il Sole oscurandone
consistentemente la brillanza oppure che l'astro sorga o tramonti eclissato.
In questi casi un osservatore visuale puo' accorgersi che l'aspetto
dell'astro diurno non e' quello usuale, ma ne manca una consistente
frazione.
La ricerca di qualche reperto che possa testimoniare, con un ragionevole
grado di probabilita', che i Celti osservarono e registrarono qualche
eclisse di Sole e' un lavoro di estrema difficolta' non esistendo alcuna
documentazione scritta.
Tra i reperti che possono essere di qualche utilita' esistono pero' le
monete, coniate in grande quantita' e con grande frequenza dalle varie
tribu' galliche, su cui possono essere identificati alcuni simboli
astronomici.
Anche ai Greci e i Romani coniarono monete con raffigurazioni di oggetti
astronomici, ma esse rappresentano solo casi limitati e poco numerosi,
mentre il numero delle coniature di monete galliche con simbologia
astronomica ritrovate durante i vari scavi e' molto elevato.
Questo fatto aumenta la probabilita' di rilevare qualche pezzo che potrebbe
essere connesso con la registrazione di un'eclisse solare.
La numismatica celtica e' un campo in cui la datazione dei reperti e'
particolarmente problematica.
Contrariamente a quanto avviene nel caso delle monete romane, in cui sia le
iscrizioni che le effigi rappresentate sono di grande utilita' dal punto di
vista cronologico, nel caso delle monete celtiche risulta generalmente molto
difficile ottenere una datazione abbastanza precisa di ciascun pezzo.
Questa difficolta' e' dovuta principalmente, ma non solo, alla completa
mancanza di reperti scritti giunti fino ai nostri tempi, ma anche al fatto
che le monete, anche quelle su cui sono incise delle iscrizioni, forniscono
usualmente poche informazioni utili per risalire alla data di conio.
Per quanto se ne sa, nel caso dei Celti transalpini, esistono solamente due
importanti riferimenti storici su cui basarsi e cioe' la sconfitta di
Bituitus (121 a.C) che segno' il termine dell'egemonia della tribu' degli
Arverni sulle altre tribu' galliche e la Guerra di Gallia condotta da Giulio
Cesare dal 50 al 40 a.C. che culmino' nella sconfitta di Alesia la quale
segno' la fine dell'indipendenza delle popolazioni celtiche della Gallia.
La prima data e' ritenuta empiricamente come il limite temporale piu' remoto
a cui far risalire l'uso di battere moneta, mentre nel caso della battaglia
di Alesia i ritrovamenti archeologici sono numerosi e di grande interesse.
In Gallia furono coniate monete rappresentanti il Sole che sorge (o
tramonta) all'orizzonte e spesso a questa immagine ne venne associata
un'altra rappresentante un occhio posto sulla stessa faccia della moneta, ma
difficilmente queste rappresentazione possono essere correlate con il
fenomeno dell'eclisse di Sole.
Nonostante questa difficolta' e' stato possibile reperire l'immagine di una
moneta coniata durante il I secolo a.C. dalla tribu' gallica degli Unelli
stanziata nella penisola del Cotentin, attualmente disponibile in un unico
esemplare.
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Si tratta di una piccola moneta d'oro, di soli 1.7 cm di diametro, sul cui
dritto e' rappresentata, come di consuetudine, una testa maschile, ma
il verso rappresenta un lupo a fauci aperte nell'atto di mordere un disco
falcato, posto in alto nel cielo.
In questo caso l'interpretazione diviene molto suggestiva in quanto se si
avanza l'ipotesi che la falce si riferisse non alla Luna, ma alla frazione
di disco solare che rimane visibile durante un'eclisse parziale di Sole
oppure durante la fase intermedia di un eclisse totale, allora potremmo
pensare che la moneta degli Unelli possa rappresentare e ricordare
un'eclisse di Sole osservata nella Gallia settentrionale durante il I secolo
a.C.
Accanto alla pura registrazione del fenomeno astronomico diviene molto
interessante e suggestiva la simbologia del lupo che morde l'astro diurno
sottraendone una parte.
Non rimane ora che tentare di identificare l'eclisse a cui l'immagine
rappresentata sulla moneta potrebbe riferirsi.
Il calcolo astronomico ci permette di affermare che durante il I secolo a.C.
furono visibili 3 eclissi, due anulari e una totale.
La prima, anulare, ebbe la sua fase massima alle ore 10:09 (ora di
Greenwich) del 29 Giugno 94 a.C., tre giorni dopo il solstizio d'estate, in
un punto della superficie terrestre posto in mezzo all'attuale Ucraina a
47.1 gradi di latitudine nord e 31.4 gradi di longitudine est e la traccia
dell'anularita' non passo' per il paese degli Unelli dove l'eclisse si vide
parziale.
Quel giorno il Sole sorse alle 4:53 ora locale, mentre la Luna, anche se
invisibile perche' immersa nei bagliori solari, era gia' sorta da 9 minuti.
L'astro diurno transito' al meridiano astronomico locale alle 13:04, mentre
la Luna 12 minuti dopo, quindi il disco del Sole e quello della Luna si
erano sovrapposti durante la mattinata.
La fase massima dell'eclisse si verifico' con il Sole posto ad un'altezza
apparente di 47 gradi ripetto all'orizzonte astronomico locale e ad un
azimut di 111 gradi, questo vuol dire che l'astro era visibile tra le
costellazioni del Cancro e quella dei Gemelli, a mezz'altezza nel cielo in
direzione est-sudest.
La Luna transito' lungo la parte inferiore del disco solare in modo che la
"falce" Sole fu vista con la gobba in alto.
I calcoli ci rivelano che non venne buio in quanto la percentuale del disco
solare eclissato non fu sufficente a provocare l'oscurita', quindi
l'immagine del Sole falcato poteva essere visibile solamente attraverso le
nubi, se ci furono, altrimenti il fenomeno avrebbe potuto passare del tutto
inosservato ai Druidi degli Unelli.
L'eclisse termino' alle ore 11:18 ora locale.
La terza, totale, ebbe luogo alle 12:10 del 28 Maggio 64 a.C. e la fase
massima si ebbe in un luogo posto a 44.7 gradi di latitudine nord e 14.1
gradi di longitudine ovest di Greenwich, corrispondente ad un punto posto
nell'Oceano Atlantico, al largo della Penisola Iberica.
Anche in questo caso la traccia della totalita' non passo' per la penisola
del Cotentin, ma l'eclisse fu visibile parziale.
Quel giorno il Sole sorse alle 5:05 ora locale, mentra la Luna era gia'
sorta da 6 minuti.
La Luna e il Sole passarono al meridiano rispettivamente alle ore 12:58 e
12:59, quindi il transito al meridiano astronomico locale avvenne durante il
corso dell'eclisse.
Il fenomeno inizio' prima del mezzogiorno locale e la fase massima avvenne
quasi in coincidenza della massima altezza sull'orizzonte astronomico locale
raggiunta quasi simultaneamente dai due astri.
Essi erano posizionati tra le costellazioni del Toro e dei Gemelli e
l'altezza raggiunta rispetto all'orizzonte fu pari, quel giorno, a 61.5
gradi.
L'eclisse termino' alle 14:30 circa, ora locale.
I calcoli e le simulazioni al computer ci indicano che il cielo si oscuro'
parzialmente, ma senza piombare nell'oscurita' piu' completa, quindi anche
se un osservatore attento avrebbe potuto facilmente accorgersi del fenomeno
in corso, la probabilita' che esso sia sfuggito all'osservazione visuale e'
tutt'altro che trascurabile.
Rimane ora l'eclisse piu' significativa, cioe' cronologicamente la seconda
la quale ebbe il suo massimo in un punto posto grosso modo nella parte
centro-orientale della Francia, a 44.9 gradi di latitudine nord e 6.7 gradi
di longitudine est, quindi significativamente a sud rispetto ai territori
abitati dagli Unelli.
L'eclisse fu di tipo anulare e la fascia complessiva di anularita' e di
totalita' fu eccezionalmente ampia arrivando a ben 533 Km di ampiezza.
Poiche' un grado di latitudine corrisponde in media a circa 111 km sulla
superficie terrestre e' possibile arguire che il limite in cui l'anularita'
fu visibile giunse fino a poco piu' di 47 gradi di latitudine nord, cioe'
passando almeno due gradi piu' a sud dei territori occupati dagli Unelli,
nei quali l'eclisse fu pero' visibile come quasi totale, in accordo con
quanto rappresentato sulla moneta.
Il fenomeno avvenne alle 10 e 09 minuti, ora locale, del 6 Marzo del 78 a.C.
Il Sole, posto nella costellazione dei Pesci, sorse alle 7 e 48 minuti, ora
locale, 1 minuto dopo la Luna, quindi l'eclisse inizio' praticamente
prima dell'alba e duro' gran parte della mattinata.
Questa circostanza fece di quest'eclisse un fenomeno straordinariamente
visibile a tutti.
Quel giorno il Sole sorse quindi praticamente gia' eclissato, quindi il
grande disco dorato sali' sopra l'orizzonte, emergendo tra le nebbie di una
mattina di Marzo, in direzione sud-est, gia' con la forma di una falce con
le punte rivolte verso il basso e a destra.
L'eclisse termino' alle 11:30 ora locale
Il grado di straordinarieta' del fenomeno fu grande in quanto nessuno della
popolazione degli Unelli poteva aspettarsi di vedere sorgere il Sole,
mancante di una consistente frazione del suo disco, immerso nell'oscurita'
precedente l'alba che fu piu' lunga del solito.
Questa spettacolare eclisse fu interpretata in modo molto singolare in
quanto sulla moneta rileviamo la presenza del Sole falcato con la forma e
l'orientazione esattamente corrispondente a quella che le simulazioni al
computer ci forniscono nel caso dell'eclisse del Marzo 78 a.C.
Rimane ora da porre l'accento su un altro fatto interessante e cioe' che la
celebrazione della festa di Imbolc, corripondente alla levata eliaca della
stella Capella, avvenne per gli Unelli teoricamente due giorni dopo
l'eclisse e forse le due ricorrenze avrebbero potuto essere poste in
relazione tra di loro dai druidi di quella popolazione.
Quello che importante e' anche il fatto che gli Unelli, probabilmente i loro
druidi, immaginarono un lupo simbolico capace di staccare con un morso una
parte del Sole e a ricordo dello straordinario fenomeno fecero rappresentare
la scena su una moneta, il cui conio deve quindi essere cronologicamente
collocato in corripondenza di una data un poco piu' recente del 78 a.C.
Anche in questo caso si rileva la consuetudine, da parte dei Celti
transalpini, di rappresentare i fenomeni astronomici straordinari sul verso
delle loro monete, consuetudine che e' gia' stata ampiamente documentata nel
caso dei passaggi delle comete molto appariscenti e visibili ad occhio nudo.
Bibliografia
A. Gaspani, 1995, "Il Cielo sulle Monete Celtiche", L'Astronomia, No. 159,
Novembre 1995.
A. Gaspani, S. Cernuti, 1997, "L'ASTRONOMIA DEI CELTI, Stelle e
Misura del Tempo tra i Druidi", Ed. Keltia (Aosta).