La Nebulosa era la migliore viaggiatrice: girava tutti i paesi e le città e in ogni posto le piaceva fermarsi un po’ di tempo. Viaggiava sempre, non era mai ferma in un posto preciso; continuava il suo viaggio, e per andare da una parte all’altra dell’universo passava dai buchi neri, che ormai la conoscevano bene. La Nebulosa era costituita di gas e polveri; questi due elementi insieme formavano delle stelle, e infatti per ogni sua tappa lasciava una stella come ricordo e poi riprendeva a girare per l’universo. Quando Nebulosa voleva scoprire nuovi paesi si faceva trasportare da un buco nero, in un batter d’occhio si trovava in un posto sconosciuto: cominciava a visitare la cittadina, non vedeva nessuno, sembrava isolata, però notava che le porte, delle case, erano in alto e non riusciva a spiegarselo. Poi alzava gli occhi e vedeva gli abitanti: dei piccoli esseri di colore giallo, che camminavano su dei fili e restavano in equilibrio. Il paese si chiamava Equilibrio. Si adeguava a loro, ed era affascinata moltissimo quel modo di vivere. Se chiedeva delle informazioni, gli abitanti le spiegavano che avevano paura di perdere l’equilibrio e di cadere e di cadere giù fino all’infinito; per questo motivo erano dei bravi equilibristi. Così capì l’origine del nome e il fatto delle porte. Nebulosa rimaneva un po’ perplessa, ma le piaceva molto stare qui e aveva deciso di rimanere lì molto tempo. Il tempo passava velocemente e Nebulosa invece di lasciare una sola stella, ne lasciava una per ogni abitante perché si era affezionata al posto a agli abitanti. Poi riprese il viaggio. Così ogni tanto guardava con il cannocchiale tutte le stelle in cielo e si ricordava delle sue divertenti e interessanti esperienze.