Non molto tempo fa mi venne la passione di esplorare l’universo in cerca di qualche cosa di nuovo a cui dare il mio nome e anno dopo anno mi resi conto che le mie ricerche erano vane. Ormai stanca, lasciai cadere la mia testa sul cuscino e non riuscendo a tenere aperte le palpebre, mi addormentai. Un rumore nella notte fonda mi svegliò e camminando verso lo studio mi resi conto che qualcuno mi stava chiamando, l’eco era sempre più leggero fino a svanire. Mi misi a correre, immaginando che ci fosse qualcuno, ma con mio grande stupore vidi che non era una persona o un animale. Non sapevo bene come definirlo: avrei potuto chiamarlo astro o corpo celeste, perché assomigliava a una stella. Mi avvicinai con timore perché avevo paura di scottarmi, e quando ci provai la stella era fredda e pallida e non blu (calda) come doveva essere. Dopo accurate ricerche capii che la piccola stella si era smarrita e che la notte dopo, nel mio studio, sarebbe comparso un buco nero. Senza perdere tempo avvolsi la stellina in un panno ghiacciato e per un momento i suoi piccoli occhioni azzurri mi guardarono perplessi con un po’ di imbarazzo, ma non durò a lungo perché la piccola stella si accasciò subito dopo. La misi in uno scatolone colmo di ghiaccio e vidi che si sentiva a suo agio e ogni ora dovevo metterne dell’altro per evitare che si sciogliesse. Quella notte non riposai molto. Come previsto il buco nero si aprì in piena notte; io, senza persarci due volte, mi buttai dentro con la stellina. Ad un certo punto mi sfiorò un pensiero agghiacciante: se ero nello spazio come facevo a respirare? Mi resi subito conto che ci riuscivo senza difficoltà. La stellina, ormai tornata alla TEMPERATURA originale, cominciò a saltellare di qua e di là gridando che era tornata e che non se sarebbe più andata., ma nessuno le rispose. Osservai che poco più in là c’era un AMMASSO DI STELLE così glielo mostrai. Piena di felicità corse verso la sua mamma che mi ringraziò di averla riportata e di non averla messa in qualche laboratorio. Prima di tornare volevo sapere il nome della stellina e la madre mi rispose che non glielo avevano dato perché aveva solo pochi anni luce. E così, per ringraziarmi dell’aiuto dato, mi dissero che avrebbero messo il mio nome alla stella, l’avrebbero chiamata MARIKA. Mi svegliai di scatto e capii che era stato un sogno. Per tirarmi su il morale andai ad osservare il cielo e vidi marika che mi salutava. E da qual giorno ogni notte vado lì a salutarla.